
La maggiore crescita c’è stata nel dopoguerra, poi il lento declino. Dai mille abitanti oggi si arriva a stento a 500: i residenti chiedono aiuto.
Preoccupa lo spopolamento della montagna massese. Sotto i riflettori il paese di Casette, 9 km da Massa, lo si raggiunge attraverso una strada comunale risalente al dopoguerra. La fase di maggiore crescita è avvenuta dagli anni ‘50 al ‘65 - ‘70, quando la densità della popolazione era di circa 1000-1100 abitanti. Le numerose cave di marmo aperte all’epoca garantivano un lavoro stabile ai capifamiglia che rappresentavano la quasi totalità della forza lavoro.
"Dalla metà degli anni ‘60 alla metà dei ‘70 - spiega Sara Angeli, studiosa del luogo che ha effettuato un’indagine sul progressivo spopolamento della montagna massese - vi fu un primo spopolamento a causa dell’iniziativa politica della costruzione delle case popolari in città. Furono motivo di grande disagio per coloro che lasciarono il paese e si ritrovarono a contatto con culture e costumi diversi. Molte case del paese, inoltre, furono lasciate vuote e abbandonate in uno stato di decadimento per i "casermoni" della città. Negli anni ‘80 si è diffuso un sentimento di "rifiuto" nei confronti della vita in città, tanto da provvedere alla costruzione di nuove abitazioni in gran parte abusive, dal momento che i piani regolatori non prevedevano spazi appositi, sanate successivamente con condoni ed enormi sacrifici da parte di coloro che non volevano rinunciare a vivere nel paese in cui erano nati. La situazione attuale sembra rovesciata: la scarsità di servizi, l’allarmante disoccupazione, il calo delle cave di marmo hanno spinto le nuove generazioni ad abbandonare il paese con conseguenti e inevitabili fenomeni demografici di invecchiamento della popolazione e di denatalità".
Gli abitanti diminuiscono di anno in anno e si aggirano al giorno d’oggi intorno alle 450-500 persone. L’enorme frazionamento edilizio non supporta chi vorrebbe restare e molti immobili, ormai vecchi e fatiscenti, sono abbandonati. "Abbattere i vecchi fabbricati – aggiunge Angeli - sarebbe rischioso per quelli adiacenti e la costruzione di un nuovo palazzo e l’immissione di nuovi residenti sarebbe deleterio, visti i precedenti dei villaggi al piano. Al contrario, incentivare nuovi arrivi a macchia di leopardo consentirebbe ai nuovi residenti di familiarizzare con gli autoctoni in modo più semplice e armonico. Sarebbe assai più auspicabile ristrutturare e donare una nuova vita alle case ormai in totale abbandono, incentivando i rispettivi proprietari con degli aiuti economici e la garanzia di equi affitti. I dati raccolti, riportati di seguito, mostrano l’invecchiamento della popolazione: il paese conta un gran numero di case ma pochissimi residenti che calano inesorabilmente anno dopo anno".
"Di questo passo, con questo stesso andamento, ci si può aspettare un ulteriore calo del 35-40% della popolazione. Il crescente abbandono delle nuove generazioni – conclude - comporterà un ulteriore calo delle nascite e dalle cifre attuali si scenderà inesorabilmente a un massimo di 200-250 abitanti nei prossimi vent’anni". Insomma, una fotografia che fa riflettere e che riguarda non solo l’abitato di Casette ma tutti i paesi della montagna massese, in linea con l’andamento nazionale.
Angela Maria Fruzzetti