
E’ pronto il nuovo impianto di estrazione e disidratazione dei fanghi di Gaia per la potabilizzazione delle sorgenti del Cartaro. Un intervento che si era reso necessario anche dopo la denuncia dei Carabinieri forestali in primavera per la torbidità rilevata nel fosso della Rocchetta dovuta agli sversamenti di fanghi di marmettola. L’opera, costata circa 200mila euro tutti a carico del bilancio di Gaia, si sono conclusi alla fine di ottobre. Il Cartaro possiede due linee distinte e separate con funzioni diverse: la prima e principale linea è dedicata alla potabilizzazione delle acque di sorgente per l’immissione nella rete acquedotto; la seconda per smaltire i residui provenienti dal primo processo. Quest’ultima è stata oggetto di ristrutturazione. In sostanza, la nuova opera permette di raccogliere e trattare le acque reflue derivanti dall’intero processo di potabilizzazione e inviarle all’interno del silos decantatore, dove avviene la separazione della fase solida da quella liquida. I fanghi prodotti vengono ulteriormente disidratati mediante una filtropressa, e infine allontanati dall’impianto come rifiuto. L’ultima vasca di decantazione del vecchio impianto perde quindi il suo ruolo di filtraggio ma rimarrà come polmone di sicurezza. Soddisfatto il sindaco Francesco Persiani: "Un’opera importante per la gestione dei fanghi, quindi sotto il profilo ambientale. Gaia spa sta portando avanti diversi interventi di miglioramento e credo che questa sua la strada giusta". "L’efficientamento dei processi di gestione dei fanghi del Cartaro avrà anche un effetto positivo sull’ambiente circostante", hanno concluso il presidente di Gaia, Vincenzo Colle, e la vice presidente Michela Consigli.
In sostanza, la nuova opera permette di raccogliere e trattare le acque reflue derivanti dall’intero processo di potabilizzazione, composto da dissabbiatura, chiariflocculazione e filtrazione finale, e successivamente inviarle all’interno del silos decantatore, dove avviene la separazione della fase solida da quella liquida. I fanghi prodotti dal processo, sempre in forma molto liquida, vengono ulteriormente disidratati mediante una filtropressa, e infine allontanati dall’impianto come rifiuto. L’acqua chiarificata, derivante dal processo di decantazione nel silos, viene poi analizzata da una sonda di torbidità e convogliata prima in un volume “di calma” e poi rilasciata, in funzione della torbidità riscontrata. L’acqua derivante invece dalla disidratazione spinta in filtropressa, anch’essa comunque chiarificata, verrà sempre rinviata al pozzetto, in testa all’impianto di estrazione e disidratazione.