
Carcere, la ‘rivolta’ delle guardie "Sovraffollamento dei detenuti"
di Andrea Luparia
Di loro si parla poco, troppo poco. Fanno un lavoro delicatissimo ma chi ha il potere decisionale quasi sempre preferisce occuparsi non di chi in carcere lavora, ma di è “ospite“ delle celle. E così anche a Massa agli agenti della Polizia Penitenziaria non è rimasto altro che protestare. Una protesta pacifica, una ventina di persone che fanno un sit-in all’ingresso della casa di reclusione, ma sempre una protesta. Ma prima di dare la parola al rappresentante del Sappe, il Sindacato agenti polizia penitenziaria che ha organizzato l’iniziativa, ecco qualche dato, necessario per inquadrare meglio la situazione. Il carcere di Massa ospita ben 230 detenuti.
Sulla carta questi “ospiti“ hanno di fronte 140 agenti, ma solo sulla carta. In realtà quelli effettivamente in servizio sono 8090. Ma attenzione: prestano servizio a turno. E ogni turno dura 6 ore (di contratto) che spesso diventano 8. Dopo un turno di notte uno avrebbe diritto al riposo, ma non è facile ottenerlo. Persino il riposo settimanale non è garantito. Il solo che può parlare è Pasquale Tutino, segretario provinciale del Sappe. E anche lui, pur essendo un sindacalista, deve fare lo slalom tra quello che può dire e quello che deve tacere. Se ad esempio il giornalista chiede quanti agenti sono in servizio ogni turno, la replica è questa: "Preferisco non dare una risposta per questioni di sicurezza. C’è una forbice di presenze massime e minime e noi spesso siamo sotto le minime. Tra i punti centrali della protesta c’è proprio il sovraffollamento del carcere: a Massa ci dovrebbbero essere 170 detenuti, invece sono 230...".
Più semplice spiegare la differenza tra dati teorici ed effettivi: "Sulla carta siamo 140 ma tanti colleghi hanno infermità parziali dovute a cause di servizio e sono prossimi alla pensione". Poi Tutino svela un risvolto sorprendente: "A Massa abbiamo più del doppio della presenza femminile prevista: dovrebbero esserci 4 donne invece sono 12".
Quando il giornalista domanda perchè è un problema, la risposta è semplicissima: "Questo è un carcere per soli detenuti maschi e la presenza di diverse donne crea problemi: anche nei servizi". Ma oltre al sovraffollamento, il problema più grosso è la presenza di tanti “ospiti“ con problemi psichiatrici: "Oggi sono 180 su 240. Tantissimi. troppi. Tra questi ci sono anche quelli seguiti dal Sert. E questa casa di reclusione non è nata per ospitare queste persone. Qui dovrebbero stare detenuti con condanne definitive e di lunga permanenza. Se mandano altre tipologie lo dicano: si cambia, si diventa casa circondariale ma devono cambiare tante cose. Ora non abbiamo i mezzi e il lavoro diventa più complesso e inefficace".
A portare per primo solidarietà agli agenti è il neo assessore Piergiuseppe Cagetti. Prima spiega che il Comune sui temi esposti dalle guardie non ha alcuna competenza, poi entra nei dettagli: "Come Forza Italia abbiamo già detto che gli agenti della polizia penitenziaria sono trattati peggio dei detenuti. Il Sappe ha ragione. Questo è un carcere modello, non roviniamolo. Il Comune può solo chiedere al Ministero di rispettare questi lavoratori. Non abbiamo competenze. La nostra è una vicinanza perchè il carcere e il Sappe sono entità presenti sul territorio e il Comune deve interfacciarsi con loro".
Poi arriva il consigliere comunale Antonio Cofrancesco, ex sovrintendente della polizia penitenziaria. "Sono qui per esprimere la mia vicinanza al corpo. Questi ragazzi non si fermano mai. Il problema è la mancanza di uomini e mezzi. Qui mandano detenuti che non ci devono essere e questo crea problemi agli stessi e agli agenti. Scriverò al Dap per avere risposte". Poi Tutino rivela che chiederà di incontrare il Prefetto: "Aspettiamo di sapere quando". Infine una battuta su un problema emerso in passato e poi fortunatamente risolto: "La nostra mensa adesso funziona ed è gestita bene ma non dipende dal carcere".