
Gli ufficiali dell'Arma
Carrara, 28 gennaio 2016 - «UN GRANDE lavoratore. Un padre di famiglia onesto e professionale. Uno dei nostri uomini migliori». Così il comandante provinciale dei carabinieri, colonnello Giovanni Semeraro, ha definito il maresciallo Antonio Taibi uscendo dall’abitazione del militare. «E’ stato colpito con un colpo di arma da fuoco ed è morto sul colpo. La causa che ha spinto l’omicidia al folle gesto – ha aggiunto il comandante – pare sia legata alla professione del maresciallo e all’attività svolta come inquirente».
Antonio Taibi era arrivato in Toscana dalla Sicilia tanti anni fa: classe 1969, a Palermo da ragazzino viveva nella zona di piazza Europa, dopo l’arruolamento nell’Arma aveva prestato servizio in varie sedi in giro per l’Italia per poi arrivare nella nostra provincia dove ha messo su famiglia. Abitava nella casa di Carrara con la moglie Maria Vittoria e i due figli di 14 (giocatore delle giovanili dello Sporting Massese) e 17 anni. Dal 1996 al 2006 il maresciallo Taibi ha prestato servizio al nucleo operativo di Carrara, negli ultimi tempi era invece negli uffici del comando provinciale alla caserma «Plava» di Massa. Proprio il giorno prima della tragedia era arrivato in visita a Massa il vice comandante generale dell’Arma generale di corpo d’armata Giuliani, l’ultima occasione in cui i colleghi lo hanno visto prima della tragedia di ieri mattina.
COL PASSARE delle ore il tam tam del web e dei social network ha fatto rimbalzare la notizia della tragedia in tutte le case della città, della provincia, di tutta italia da dove sono arrivate decine di messaggi di cordoglio. Anche la sua terra natìa, la Sicilia, gli ha voluto rendere omaggio: la notizia della tragedia ha lasciato sgomenti gli amici di piazza Europa a Palermo, quelli che ora lo ricordano come il ragazzino con un «prezioso sentimento di giustizia, sempre pronto a difendere i più deboli». Come quella volta, racconta un amico, in cui Antonio si fece avanti «per difendermi da un branco di ragazzini che voleva derubarmi mentre tornavo a casa». Un angelo custode rimasto nel cuore chi è cresciuto con lui. Già poche ore dopo il dramma sul profilo Facebook di Taibi sono apparsi i primi messaggi lasciati da amici e colleghi, parole cariche di dolore, angoscia e tanta rabbia nei confronti di chi gli ha tolto la vita. Parole arrivate anche da lontano, colleghi con cui il maresciallo ha condiviso esperienze di lavoro ed è poi rimasto in contatto.
«Vent’anni fa due anni insieme a Velletri e Firenze – scrive Enrico – un’amicizia mai interrotta, l’ultima recente telefonata quando raccontavi la tua felicità per la famiglia e per il lavoro. Caro Antonio, che Dio ti accolga». «Non ti ho perso solo come collega, ti ho perso come amico – scrive un altro collega di Taibi – Nulla potrá colmare la tua mancanza. Rimarrai sempre nei miei ricordi». Un fiumme di messaggi di condoglianze anche sul profilo Facebook del figlio 14enne di Taibi, lasciati da amici, compagni di scuola e della squadra Giovanissini B dello Sporting Mas