Canone non corretto, palazzo civico condannato

Il canone per la concessione demaniale richiesto dal Comune non era corretto e così il Tar di Firenze ha annullato le ingiunzioni di pagamento da parte di palazzo civico e condannato l’ente a pagare le spese legali, pari a 6mila euro. Una causa complessa, nel suo iter e nella sua spiegazione, che muove i primi passi nel 2020 ma i cui aspetti chiave vanno indietro al 2003. Tutto nasce dalla richiesta avanzata dal Comune di Massa alla società che nel 2020 aveva acquistato dalla Ristomare Srl in liquidazione il ramo d’azienda avente a oggetto l’esercizio dell’attività di vendita al dettaglio a Marina di Massa, all’interno dei locali ubicati su area detenuta dalla cedente in forza della concessione del 2003, rilasciata in rinnovo della concessione del 1999. Il Comune invia al nuovo soggetto gestore la richiesta di pagamento del canone per il 2020 e 2021 per circa 18mila euro, mettendo dentro anche i manufatti inamovibili esistenti sulla concessione. Il nuovo gestore fa ricorso evidenziando come quei manufatti non sarebbero stati devoluti allo Stato, ai sensi del codice della navigazione, nel momento in cui la concessione era stata rinnovata. Secondo il Comune, e stando agli atti precedenti, però quell’immobile sarebbe davvero dello Stato. Ma al di là della controversia della proprietà, secondo i giudici amministrativi "in difetto di prova certa in ordine alla correttezza delle misure poste a base del riesame, il provvedimento impugnato incorre dunque nel vizio di inidonea istruttoria denunciato dalla società e deve essere, per tale ragione, annullato".