REDAZIONE MASSA CARRARA

«Beni estimati, la palla al Comune. Adesso alle cave si facciano le gare»

Carrara, soddisfazione di Legambiente per la pronuncia dell’Antitrust

cave marmo

Carrara, 6 febbraio 2017 -  Legambiente soddisfatta della decisione dell'Antitrust sui beni estimati. E dichiara «Ha smascherato il Comune. Basta scuse: le cave tornino ai cittadini». All’indomani della risposta all’esposto sull’annosa questione dei beni estimati inviato dalla consigliera Claudia Bienaimè, l’Antitrust ha fatto pervenire al Comune e ai presidenti di Camera e Senato una comunicazione di estrema rilevanza: «Esprimendosi a tutela della libera concorrenza tra le imprese economiche – dice soddisfatta Legambiente -, ha detto che il Comune deve assegnare le concessioni alle cave con gara a evidenza pubblica e che la durata delle concessioni deve essere definita in modo rigoroso e ragionevolmente breve. Ha inoltre affermato in modo inequivocabile che l’esistenza di una commistione tra agri marmiferi comunali e beni estimati contrasta con i principi europei sulla libera concorrenza. Ma il vero «pezzo da novanta» dell’Antitrust è l’auspicio che il legislatore nazionale intervenga per garantire il corretto svolgersi delle dinamiche concorrenziali, riportando i beni estimati nel patrimonio indisponibile del Comune.

«Con questo pronunciamento l’Antitrust, chiedendo un sollecito intervento del Parlamento in tal senso, ha posto nelle mani dei nostri amministratori un’arma potentissima grazie alla quale riaffermare i diritti della comunità su tutti gli agri marmiferi, compresi i controversi beni estimati. Il successivo atteggiamento dell’amministrazione svela in modo evidente quali sono i veri interessi che muovono l’azione di chi ci ha pessimamente governato in questi anni. Dopo il 24 novembre il comune avrebbe dovuto: chiedere al parlamento una legge che riconduca i beni estimati nel patrimonio indisponibile del comune; riscrivere il regolamento sugli agri marmiferi, dando per acquisita la proprietà pubblica di tutti gli agri marmiferi; presentarsi in tribunale, nelle cause contro gli imprenditori che sostengono la proprietà privata dei beni estimati, esibendo il pronunciamento dell’antitrust per rivendicarne la proprietà pubblica. Invece ha tenuto ben nascosto il documento dell’Antitrust finché ha potuto rispondendole, in modo generico; ma soprattutto, coprendosi di vergogna, si è accodata agli avvocati degli imprenditori nel chiedere al giudice della prossima causa sui beni estimati di pronunciarsi nel merito della questione, come se l’Antitrust non si fosse già autorevolmente espressa o se il suo pronunciamento non avesse valenza alcuna, rischiando così di consegnare a privati, su un piatto d’argento, i beni estimati. Ormai «il re è nudo». Questa vicenda rivela - concludono gli ambientalisti - quanto asservita sia questa amministrazione agli interessi di alcune potenti famiglie di imprenditori, dalle quali evidentemente si fa dirigere nelle scelte che compie».