Bedini a processo per due delitti Il giudice decide il rinvio a giudizio No alla richiesta di rito abbreviato

In una seduta lampo il gup ha accolto le istanze della Procura e negato forme alternative. Il falegname di 32 anni dovrà rispondere della morte di due persone davanti alla Corte di Assise.

Bedini a processo per due delitti  Il giudice decide il rinvio a giudizio  No alla richiesta di rito abbreviato

Bedini a processo per due delitti Il giudice decide il rinvio a giudizio No alla richiesta di rito abbreviato

L’udienza preliminare, ieri mattina, è stata veloce. Il gup del tribunale della Spezia Mario De Bellis, accogliendo le richieste dei pubblici ministeri Rossella Soffio e Monica Burani, ha rinviato a giudizio Daniele Bedini con l’accusa di duplice omicidio aggravato. Il processo davanti alla corte di Assise, presieduta dal giudice Marta Perazzo, inizierà il 17 luglio. Il falegname 32enne di Carrara, detenuto nel carcere di massima sicurezza di Novara, è arrivato in aula scortato dagli agenti della polizia penitenziaria. Con lui gli avvocati di fiducia Rinaldo Reboa e Costanza Bianchini del foro di Massa.

Daniele Bedini è accusato di avere ucciso lo scorso giugno, nel giro di pochi giorni, due giovani donne a Marinella di Sarzana. Nevila Pjetri, 35 anni di origine albanesi, morì per tre colpi di pistola alla testa. Colpita due volte con la stessa arma Carla Bertolotti, 43 anni, di Albiano Magra. I famigliari delle vittime, assistiti dagli avvocati di fiducia Mauro Boni, Silvia Rossi, Ignazio Sabatino e Barbara Amadei, si sono costituiti parte civile. I tentativi della difesa di evitare la corte di Assise si sono rivelati vani. Gli avvocati Reboa e Bianchini, poiché in un primo momento Bedini avrebbe dovuto partecipare all’udienza preliminare in videoconferenza, avevano sollevato la questione di legittimità costituzionale, venuta a cadere quando il 2 maggio il gup De Bellis ha revocato il suo precedente decreto datato 14 aprile.

Ieri in aula la difesa ha tentato anche la richiesta di giudizio abbreviato che in caso di condanna prevede lo sconto di un terzo della pena, ma il giudice non lo ha concesso ritenendo che sussistano le aggravanti evidenziate dai pm Soffio e Burani. In precedenza era stata giocata la carta dell’infermità mentale, ma Bedini è stato giudicato capace di intendere e volere al momento dei fatti, dalla perizia ordinata durante le indagini preliminari dal gip Fabrizio Garofalo ed effettuata dagli psichiatri Gabriele Rocca e Pietro Ciliberti. Tra gli elementi in possesso dei carabinieri a sostegno dell’accusa ci sono le tracce del dna delle vittime sul furgone da lavoro che avrebbe usato Bedini durante gli omicidi. Poi le immagini delle telecamere che riprendono un pick up Fiat Strada bianco con lo stop destro bruciato, proprio come quello di Bedini, mentre avvicina le vittime. E tra le intercettazioni telefoniche, si sente la madre di Bedini che dice all’altra figlia: "E’ stato lui, hanno trovato i documenti della trans in casa, nel suo armadio".

"Confidiamo nell’ergastolo – dice Sabrina Lucchetti, una delle due cugine con cui Carlo Bertolotti era cresciuto perché orfano, parte civile con la sorella e la madre –. Quell’uomo spietato deve marcire in carcere, nella consapevolezza dell’estrema gravità di quello che ha compiuto: uccidere due persone inermi con ferocia inaudita. Vogliamo giustizia. Tutto l’ammontare del risarcimento sarà devoluto in ricordo di Carlo per iniziative a tutela delle persone lgtb, contro la violenza di genere".