ALBERTO SACCHETTI
Cronaca

Bar Ginocchi, 80 candeline: festa a Borgo del Ponte

Il locale dei fratelli Oreste, Pier Paolo e Francesco è il regno dei superalcolici: “Lo comprò nostro padre il 29 giugno del 1945 con una stretta di mano”

I fratelli Oreste, Pier Paolo e Francesco Ginocchi alla festa per gli 80 anni del bar

I fratelli Oreste, Pier Paolo e Francesco Ginocchi alla festa per gli 80 anni del bar

Massa, 29 giugno 2025 – Stretti dall’affetto di numerosi clienti ed amici, fra bottiglie di superalcolici rari e di alta qualità e cesti di fiori, fra i quali spiccavano i girasoli, i fratelli Oreste, Pier Paolo e Francesco Ginocchi, ieri mattina, alzando i calici hanno festeggiato gli 80 anni di vita del loro bar al Borgo del Ponte, dal 1959 nell’angolo fra via Palestro e via Bassa Tambura e prima nel Palazzo Andrei. “Lo comprò nostro padre il 29 giugno del 1945 con una stretta di mano – ci confida Oreste – da un signore che gli diede fiducia. In passato hanno lavorato al bar le mie sorelle Luana e Isa. Oggi siamo in tre fratelli a portare avanti l’attività con grande passione e tanti sacrifici. E festeggiamo questo traguardo per ricordare nostro padre”.

Ho conosciuto Oreste diversi anni fa quando gli ho fatto la prima intervista. Ho scoperto ed apprezzato subito la sua grande preparazione sui superalcolici e un mondo dove oggi, come ieri, oltre a clienti, molti dei quali amici suoi e dei suoi fratelli, che fanno colazione con brioscia, cappuccino o caffé, o bevono un’aperitivo o un bicchiere di Vermentino Doc delle colline del Candia, si incontrano appassionati di bottiglie di superalcolici di qualità, alcune delle quali difficilmente si trovano da altre parti. Non a caso Oreste è da tempo molto conosciuto e stimato come grande esperto di questi nettari che per lui non hanno segreti. “Non li bevo – tiene a precisare – ma li assaggio per poterli consigliare ai miei clienti”. Dietro al banco e in altre zone del bar tiene in mostra alcune bottiglie di whisky scozzesi, rum, cognac, gin e grappe di cui va fiero.

Il whisky al malto più raro fra quelli della tua collezione?

“Un Macallan del 1954. Una bottiglia di quell’anno è stata acquistata ad un’asta a 26mila euro. Ma io non ho mai pensato di vendere la mia”. Per quanto riguarda il rum, ne ha delle Fiji, delle Barbados, dell’isola di Santa Lucia, della Martinica e di altre zone, ma ha un debole per i Jamaica. Guai a parlargli di un rum dolce perché “prediligo i secchi – afferma perentoriamente – che invitano a bere”. E non ha dubbi su quelli più importanti: “Sono gli agricoli che seguono il disciplinare francese”.

Quali clienti vengono qui per chiedere consigli ed acquistare superalcolici di qualità e rari?

“Vengono da varie zone soprattutto architetti e medici, personaggi che si fidano di me. Ma nomi non ne faccio”.

Perché collezioni e vendi questi prodotti?

“Per conoscerli e per dare un’alternativa agli acquisti nei supermercati e online mettendo qualità, esperienza e competenza a disposizione di chi si rivolge a me. Tempo fa, per esempio, ho venduto una bottiglia di rum dopo aver fatto assaggiare il prodotto in un bicchiere che ho riscaldato perché così il rum emana più profumi”.

I tuoi clienti più affezionati quanto sono disposti a pagare per una bottiglia di rum di qualità?

“Fino a trecento euro”.