PATRIK PUCCIARELLI
Cronaca

"Arrestato e torturato per le mie idee". Blogger egiziano scappa a Carrara

Ahmed Harkan da 10 anni porta avanti una battaglia per la libertà di parola e di pensiero nel suo Paese

"Arrestato e torturato per le mie idee". Blogger egiziano scappa a Carrara
"Arrestato e torturato per le mie idee". Blogger egiziano scappa a Carrara

Carrara (Massa Carrara), 22 settembre 2023 – Fugge dall’Egitto perché perseguitato dal governo, è un attivista e si batte per la libertà di parola, così a Carrara trova una base per proseguire la sua battaglia sotto lo status di rifugiato politico. La storia di Ahmed Harkan parte da un blog quello dove inizia a discutere sui diritti dei non credenti, ad Alessandria d’Egitto città di nascita e di formazione, una famiglia musulmana la sua, orientata verso il movimento salafita nell’Islam. Fin da bambino ha ricevuto un’educazione religiosa e ha trascorso gran parte della sua giovinezza come fondamentalista musulmano salafita studiando per diventare Imam poi, nel 2010 a 27 anni, decide di rompere con il passato brucia tutti i certificati religiosi e riparte da zero. Ahmed inizia così la sua battaglia per trasmettere alle nuove generazioni la libertà di scelta, dopo una vita passata tra le mura della religione è tra i pochi non credenti in Egitto che parla apertamente del suo ateismo anche sul grande schermo nei talk show egiziani, dove discute dei diritti dei cittadini non religiosi.

Ma quel parlare apertamente diventa una condanna perché finisce nel ‘libro nero’ del governo guidato dal presidente, Abdel Fattah al-Sisi. Ahmed capisce di essere in guerra la sera del 25 ottobre 2014, quando lui e la moglie incinta di 3 mesi, Nada Mandour di 22 anni, stanno camminando in strada e verso di loro si dirige un gruppo di miliziani armati di spade "hanno cercato di ammazzarci - racconta Ahmed - ci sono venuti addosso, mia moglie è riuscita a rifugiarsi in farmacia, io sono scappato e mentre fuggivo mi hanno colpito, mi sono nascosto in una stazione di polizia che ha tenuto fuori i miliziani minacciandoli con le armi. Poi gli agenti sono andati a prendere mia moglie e ci hanno messo in una stanza, mi hanno riconosciuto e da lì è iniziato il vero incubo. Dopo una serie di domande sul perché avessi paragonato Maometto all’Isis in diretta tv, hanno preso mia moglie dicendo che quel figlio che portava in grembo sarebbe diventato come me, l’hanno buttata in terra e presa a calci sulla pancia. Io ero legato, le hanno chiesto se era musulmana e lei ha risposto: ‘sono onorata di non esserlo ’, così i calci sono diventati più forti. Usciti dalla stazione di polizia siamo andati al pronto soccorso ma il nostro bambino non c’era più".

Questo episodio, che segna la vita di Ahmed e di Nada, non ferma la loro battaglia in una fuga continua dalla morte i due aprono il canale televisivo ‘Free Mind’ che cerca di trasmettere idee liberali non religiose . Passano gli anni, i due si separano, il cerchio si stringe intorno a lui le minacce si fanno sempre più forti, nascondersi è quasi impossibile capisce che quella battaglia deve essere combattuta fuori dai confini egiziani. Un giorno durante una diretta streaming i servizi segreti lo arrestano e lo torturano per chiedendo la password del canale. Stanco degli abusi Ahmed si dirige all’aeroporto fa un biglietto per la Tunisia e sale sull’aereo ma il volo viene bloccato, i militari salgono a bordo e lo arrestano nuovamente, il governo non vuole farlo partire. L’unica strada che trova è quella dello sciopero della fame per 57 giorni fino al 30 marzo 2020, chiede di essere lasciato libero ma ancora una volta viene arrestato da quei servizi segreti che gli danno l’ultimatum.

"Ero in un vicolo cieco - racconta - potevo solo che scappare a piedi. Da Alessandria d’Egitto verso sud con l’autobus, poi ho camminato 70 km a piedi nel deserto verso il Sudan. Dopo Libia e in Tunisia dove ci sono rimasto 4 mesi, lì lavoravo come imbianchino. Il primo maggio del 2021 ho preso un gommone verso l’Italia eravamo in 29 a bordo, a metà tratta ha iniziato imbarcare acqua, siamo stati soccorsi dalla guardia costiera italiana che ci ha portato a Pantelleria. Mi hanno messo in un campo profughi in Calabria fino al permesso di soggiorno come rifugiato politico. Un amico egiziano che vive a Carrara mi ha detto di raggiungerlo, così vivo qua da 2 mesi faccio l’imbianchino e porto avanti la battaglia per i diritti attraverso il mio canale YouTube, perché nella vita la libertà è il bene più prezioso".