FRANCESCA FREDIANI
Cronaca

Amarcord del carnevale. Fanti presenta il libro che narra di carri e feste. Nostalgia del passato

All’Autorità portuale si è parlato della storica tradizione marinella . Dal 1925 al 1954 la ricorrenza era un evento che coinvolgeva i maestri d’ascia.

All’Autorità portuale si è parlato della storica tradizione marinella . Dal 1925 al 1954 la ricorrenza era un evento che coinvolgeva i maestri d’ascia.

All’Autorità portuale si è parlato della storica tradizione marinella . Dal 1925 al 1954 la ricorrenza era un evento che coinvolgeva i maestri d’ascia.

"Ho scritto questo libro per voi, perché non si perdesse la memoria di questo straordinario evento. Si pubblicano tanti libri sulle cave, sul porto, ma sul Carnevale di Marina di Carrara non c’era nulla". Così Carlo Fanti, autore di ’Il Carnevale di Marina di Carrara. Una storia di carri, di scuole e di popolo’ (Società Editrice Apuana) presentato all’Autorità Portuale nell’ambito della rassegna ’Carrara si racconta’. Una storia che prende le mosse nel 1925, quando Luigi Arrighi, detto Pajett’, nonno di Serena Arrighi (presente alla presentazione Filippo Arrighi, figlio di Luigi e padre della sindaca) ebbe l’idea di costruire il primo carro. Erano i tempi che Marina era divisa in rioni (Baia del Re, San Giuseppe, Ardenza, La Goretta, Veneziani, Macchiaioli) e tutti gli abitanti avevano un soprannome; erano i tempi che tutti erano maestri d’ascia e costruivano navicelli, così il primo carro, trainato da un asinello addobbato a festa, fu naturalmente una gondola.

E l’anno seguente un vaporetto, che avanzava su una bicicletta. Nacque così una manifestazione di grande successo, caratterizzata da carri che addirittura si muovevano (le teste, gli occhi, le braccia dei personaggi ritratti) e che sarebbe durata fino al 1954, quando finì improvvisamente per le difficoltà di avere capannoni dotati di luce, acqua e abbastanza alti da ospitare un carro, come rispose lo storico carrista Giuseppe Telara detto Bun al giornalista della Nazione che gli chiedeva il motivo dell’interruzione. La tradizione sarebbe poi ripresa nel 1980, per iniziativa della scuola a tempo pieno Paradiso, a cui poi si sarebbero aggiunte tutte le altre: Buonarroti, Taliercio, Montessori.

"Allora si lavorava tutti insieme, alunni genitori e insegnanti" ha detto Dodo Cenderelli, anima di quello che è stato definito Carnevale moderno, che ha ricordato la figura insostituibile di Luciano Gardenghi e l’istituzione nel ‘90 del Comitato Carnevale. In quegli anni venne fatto anche un giornalino e una lotteria, e poteva capitare che una Marbella in primo premio non venisse ritirata e fosse donata alla Pubblica Assistenza, "e tante persone che da Spezia andavano a Viareggio per il Carnevale, si fermavano qui".

Venivano carri anche da Ricortola e dal Mirteto, e quelli che si ricordano di più sono il "pavone D’Alema", quello di coppia Saddam Hussein-Bush, quello dedicato all’allora sindaco Lucio Segnanini ’Ai pens me’, non in cartapesta ma in vetroresina, e quello di Angelo Zubbani. Oltreché naturalmente il Bruco, che venne costruito su progetto del professore di arti visive del Montessori Perfetti e venne visto da due maestri carristi di Viareggio e fu fatto sfilare anche là. Fino all’ultimo Carnevale del 2012, già ridotto, coi carri vecchi, la cronica mancanza di moneta e di spazi: poi quell’anno ci fu un’alluvione "e l’anno dopo era passata la voglia". Presente alla presentazione anche l’assessore alla Cultura Gea Dazzi, che ha espresso l’auspicio che la tradizione possa riprendere, magari in collaborazione coi ragazzi del Liceo Artistico, che ogni anno colorano le strade della città con il loro fantasioso Carnevale e chew potrebbero riprendere l’antica tradizione.