CRISTINA LORENZI
Cronaca

All’ombra delle Apuane compare il vino Un boom di microaziende sulle colline

Da Fossola a Bonascola sempre più numerosi i giovani che trasformano la cantina di casa in un’opportunità per il futuro . Fra il Candia e la Liguria una ricca serie di vigneti terrazzati strappati ai rovi e seguiti da agronomi ed enologi professionisti

di Cristina Lorenzi

Una volta fra i verdi colli del Candia e le gioiose colline del sole c’era un buco. I versanti ai piedi delle cave, dove l’unica attività, l’estrazione, finiva all’altezza dei tre bacini in quota che danno l’oro bianco, restavano incolti. Adesso la lacuna si sta colmando con vigneti terrazzati e coltivati che tradotti in soldoni significano bottiglie di bianco e di rosso che stanno girando le più blasonate tavole di tutto il mondo, arrivando persino nei ristoranti di New York.

E’ il vino dei colli apuani che ultimamente sta facendo sempre di più parlare di sé. Quello che prima avveniva nella cantina della casa del nonno adesso, complice la crisi economica che ha riportato alla terra numerosi giovani, si fa con un esperto enologo e su colline coltivate ad hoc. Una terra che sta producendo, con il cambio generazionale, una serie di microaziende di agricoltura eroica, dove i trattori per ovvi motivi sono banditi e con essi diserbanti e pesticidi, e dove tutto è affidato alla fatica dell’uomo, proprio come una volta. Il recupero di radici contadine, ma con un occhio strizzato alla managerialità.

"Un grande aiuto lo ha dato la comunità europea, che ha stanziato fondi comunitari per le politiche agricole" spiegano Francesco Petacco enologo che da decenni tiene a battesimo le migliori cantine toscane, e Giovanni Mattei, agronomo che ha tradotto la sua esperienza universitaria in una passione per la coltivazione di vigneti dove il clima, l’ambiente e l’uomo fanno la differenza. Un po’ contadini un po’ imprenditori, i rampolli di questa nuova generazione di vignaiuoli stanno realizzando un piccolo miracolo tutto apuano: il recupero di vigne antiche, che strappate ai rovi adesso oltre a produrre ottimo vino costituiscono uno sbocco per il futuro dei giovanissimi. Oltre a prevenire rischi idrogeologici con coltivazioni a terrazze che drenano le acque dei monti e prevengono i noti fenomeni alluvionali. "Oltre al beneficio ambientale – spiegano i due esperti –, con colli mantenuti e coltivati, si ha anche quello economico dove il fattore umano fa la differenza. Questi vigneti oltre ad avere caratteristiche ambientali uniche al mondo, date dall’acqua che le cave non trattengono e che si riversa in vigna, uniscono il fattore umano con produzioni che possiamo definire sartoriali. Una luce che si accende fra il Candia e le Colline del sole che sta avendo effetto domino fra i vari produttori che fanno a gara per arricchire le proprie cantine e rendere il prodotto sempre più ricercato. Una settantina di ettari per diciotto aziende che riprendono una tradizione millenaria che si era dispersa riproponendo antichi vitigni come il vermentino nero, il barsaglina e il massaretta.

"Questo vino – spiegano i due esperti – si può definire sartoriale, in quanto il fattore ambientale, climatico e geologico viene abbinato con quello umano. Non ci sono vini fotocopia, ma prodotti ricavati su misura come in sartoria seconda delle caratteristiche della vigna e del produttore. Importante che il territorio capisca che dal vino può nascere una forma di turismo di nicchia. Chi va nei ristoranti per apprezzare i prodotti tipici locali adesso trova, oltre al lardo, anche il vino dei produttori che all’ombra delle Apuane dall’etichetta al prodotto nel bicchiere studiano a stanno a testa alta nel panorama enologico italiano". Da qui vini biologici, bio dinamici dove tutto ciò che non è ecostostenibile viene bandito in nome di una produzione moderna e che sempre di più strizza l’occhio alla salute che va da Bonascola a Sorgnano a Fossola e Moneta.