Il mare di fango che ha inghiottito intere aree dell’Emilia-Romagna, un reframe che si ripete nella bassa Toscana. E non solo. Anche la Lunigiana lo ha vissuto in passato sulla sua pelle. Di fronte a disastrose calamità naturali sempre più frequenti, è in partenza nei prossimi giorni, per iniziativa del Dipartimento di Protezione Civile dell’Unione di Comuni Montana Lunigiana, la consultazione con i Comuni lunigianesi afferenti all’Unione sui 13 piani di Protezione Civile.
Un confronto necessario, oltre che alla fotografia attuale degli assets a disposizione, anche per definire le varie procedure operative di intervento da mettere in atto in caso di calamità. In altre parole, un piano di azione che viene messo a punto dopo lo studio di tutte le criticità del territorio e che permetta a protezione civile, amministrazioni e cittadini di reagire operativamente a seconda delle emergenze. La prima fase è stata quella di fissare le varie strutture rilevanti e strategiche sul territorio, che costituiscono le strutture operative e di riferimento per ogni pianificazione di protezione civile. Mentre ora si lavora per proporre a ogni Comune un piano che comprenda le attività operative da eseguire in caso di calamità naturale, atte a salvaguardare e a soccorrere la popolazione soggetta al rischio, ma anche per la tutela del sistema produttivo, del patrimonio culturale e quello ambientale. In questa fase, quindi, è necessario individuare le figure che gestiscano le varie fasi operative e le funzioni dei centri operativi comunali (Coc). Di grande importanza (e difficoltà) è l’individuazione delle varie aree di emergenza, suddivise in aree di attesa per la popolazione, di ricovero aperte o coperte (spazi per tendopoli o strutture quali palestre e scuole) e di ammassamento per i soccorsi esterni. In questa fase sono comprese anche la creazione di protocolli di attivazione e procedure di lavoro; la digitalizzazione e diffusione anche tramite tecnologie Gis; l’individuazione delle aree di attesa della popolazione non soggette a rischi (come scuole e palestre), aree di ricovero della popolazione non soggette a rischi (alberghi, ostelli, case private) e aree di ammassamento dei soccorsi e delle risorse; individuazione delle sedi idonee ad ospitare i centri operativi e delle vie di fuga; e organizzazione delle strutture operative relative al livello di piano. Il progetto prevede il coinvolgimento di tutte le associazioni di volontariato territoriali.
L’Unione di Comuni provvederà, una volta ultimata tutta la procedura, a rendere il Piano di Protezione Civile Comunale fruibile alla cittadinanza attraverso il sistema web-gis al quale si potrà accedere anche attraverso una semplice app dal proprio smartphone e attraverso il quale l’utente potrà fornire suggerimenti alla pianificazione.
Restano comunque enormi le criticità del territorio rispetto alle esigue risorse umane ed economiche a disposizione dei comuni.