Acqua torbida alle sorgenti. Scatta l’allarme dell’Arpat

Le centraline segnano valori molto oltre la norma a causa di terra e marmottola

Acqua torbida alle sorgenti. Scatta l’allarme dell’Arpat

Acqua torbida alle sorgenti. Scatta l’allarme dell’Arpat

Dal tardo pomeriggio di venerdì è scattato l’allarme delle centraline di Arpat su quasi tutte le sorgenti apuane ma soprattutto su quelle più importanti, come il Cartaro Grande, la stessa che alla fine rappresenta la principale fonte di approvvigionamento per l’acquedotto massese tramite la presa del Cartaro, appunto. Allarme per la torbidità che con la pioggia che non si ferma ha raggiunto picchi fino a 500 volte il limite della potabilità: questo valore è di solito pari a 1 ma le centraline di Arpat hanno registrato valori persistenti di torbidità superiori in media a 400 nelle principali sorgenti. Una situazione che inoltre va avanti da oltre 24 ore e questo ha fatto scattare l’allarme delle centraline segnate in rosso. Terre e soprattutto marmettola che tingono i fiumi di bianco sporco, come dimostrano le foto che circolano sui social: pioggia che lava via il peccato dai monti. Sono le acque monitorate alla sorgente del Frigido, del Cartaro Grande, a Canevara e Miseglia. Al Cartaro Grande la torbidità non è mai scesa al di sotto di 200, con un livello comunque superiore ai 300 in quasi tutte le ore, ormai da due giorni e con tutta probabilità non scenderà neppure in queste ore di pioggia. Alla pesa di Miseglia, dopo un breve periodo di pausa legato alla calma del maltempo fra le 6 e le 12 di venerdì, la torbidità è fissa a un valore attorno ai 450. A Canevara, dove confluiscono più corsi d’acqua e non tutti dilavanti dai bacini estrattivi, il valore oscilla di ora in ora, a seconda di dove cade la pioggia, ma comunque sempre superiore al valore 100. A Forno nella giornata di venerdì la torbidità ha raggiunto picchi di 140 ma anche nelle ore in cui scriviamo, con la pioggia che è tornata a bagnare la città di Massa, la torbidità era superiore a 40. Numeri troppo alti e per troppo tempo, tanto da far scattare l’allarme delle centraline Arpat installate ormai oltre due anni fa all’interno del progetto speciale cave finanziato dalla Regione Toscana con l’obiettivo di conoscere e quantificare gli impatti dell’attività estrattiva tramite rilevatori in continuo, tenendo conto anche dell’esistenza di monitoraggi da parte di altri enti come Gaia.