
Sono tanti i giocatori che, dopo aver indossato la maglia rossonera per più stagioni, una volta attaccate le fatidiche scarpette al chiodo hanno scelto Lucca come propria residenza stabile. Ecco alcuni esempi: Gabriele Baraldi, Marco Napolioni ed ancora Bruno Russo, Daniele Deoma, Toni Carruezzo. E poi c’è lui, Mario Donatelli, l’ex centrocampista arrivato alla Lucchese nella vittoriosa stagione del 1985 (promozione in C2), che assieme a Paci e Simonetta ha costituito il "trio delle meraviglie" della Lucchese di Orrico e non solo. Paci era il superbomber, Simonetta il classico "svuotatore" sulle fasce, Donatelli l’assist man, il tre quartista dotato di estro e fantasia. 163 le partite giocate con la maglia numero 10, una in C2 poi 4 in C1 ed il resto in serie B. 36 i gol. Non molti per la verità, ma come abbiamo detto, il compito di Donatelli era quello di assistere i compagni e in particolar modo Paci.
Non solo è rimasto a Lucca, dopo aver smesso di giocare 25 anni fa nella Carrarese, ma nella Lucchese ha iniziato, prima come responsabile del settore giovanile assieme al fratello Giuseppe, poi come direttore sportivo della prima squadra quando alla guida della società era rimasto Aldo Grassi, infine ha legato la sua attività manageriale nel Genoa, dove tutt’ora lavora. Il fatto che ormai da anni abita nei dintorni di Lucca, è naturale che anche lui abbia fatto festa quando i rossoneri sono ritornati in serie C, dopo appena un anno di… Purgatorio.
"Sono felicissimo - dice oggi il 57enne ex centrocampista di Lettomanoppello in provincia di Pescara - perché faceva tristezza vedere giocare la Lucchese in serie D e devo fare quindi i miei più sinceri complimenti a Monaco, a Russo, a Deoma, a quanti, insomma, si sono impegnati, mettendoci la faccia in una ’piazza’ tutt’altro che semplice come rimane Lucca, per restituire ad una tifoseria appassionata come quella rossonera, almeno la serie C".
Dica la verità: chi è stato più bravo tra lei Paci e Simonetta?
"Siamo stati tre giocatori con caratteristiche tecniche diverse che però si sono integrati a vicenda. Ma non si può dimenticare tutto il resto di quella squadra che ha fatto sognare una intera città e alla quale sono rimasto profondamente attaccato. La Lucchese dell’era Maestrelli è stata sicuramente una grandissima squadra, anche perché alle spalle aveva una società seria, solida, formata da gente competente. Credo che alla base di ogni successo, ci sia soprattutto la dirigenza".
Come reputa quella attuale della Lucchese costituita, di fatto, da tutti ex calciatori?
"E’ in linea con quanto dicevo prima perché sicuramente ’Cecco’ è stato bravo nella gestione tecnica del gruppo, ma più bravi sono stati Russo per un verso e Deoma per l’altro, perché hanno dato sicurezza e stabilità. Del resto, conoscendoli, non avevo alcun dubbio che avrebbero fatto di tutto per non fare… sbandare la macchina rossonera".
Dall’alto della sua esperienza come manager, che consiglio darebbe ai suoi ex compagni di tante avventure?
"Più che un consiglio il mio è un auspicio. Mi auguro, cioè, che Bruno e gli altri mantengano sempre la …barra dritta per evitare che la ’barca’ rossonera finisca per l’ennesima volta in secca. Sotto questo aspetto la Lucchese ha già dato molto, come si dice. Ora ha bisogno di navigare in acque tranquille, gettare basi solide per un avvenire sereno. Il Genoa ha tanti giovani in giro per l’Italia. Se Daniele ha bisogno, mi chiami. Sempre a disposizione per la Lucchese…".
Emiliano Pellegrini