
"Per dodici mesi abbiamo taciuto per non intralciare il lavoro degli inquirenti, ora però vogliamo risposte sulla morte di nostro padre, anche per poter accettare questo enorme dolore con serenità". A parlare sono Sebastiano e Rubina Galliani, i figli di Moreno, l’imprenditore di 66 anni fondatore della concessionaria Opel a Lucca, che scomparve senza lasciare tracce il 23 marzo 2021 e che fu ritrovato morto quattro giorni dopo in una zona impervia tra i territori di Capannori e Villa Basilica.
Il titolare dell’Autotecnica Lucchese era in una boscaglia, a breve distanza dall’area dove carabinieri e vigili del fuoco avevano rinvenuto la sua Ford Fiesta di colore bianco due giorni prima del ritrovamento del cadavere. I familiari in quei giorni si erano rivolti anche alla trasmissione “Chi l’ha visto“. La loro speranza si era accesa l’indomani della scomparsa, quando il suo cellulare si era agganciato alla cella di Ponte Buggianese. Purtroppo però, qualche ora dopo la sua auto era stata trovata tra la vegetazione, al di fuori di una strada sterrata in via delle Case Alte a Petrognano.
Il giallo è rimasto per tutto questo tempo, almeno negli occhi dei figli. "Mistero? Chiamatelo come volete, ci sono però molti particolari che non hanno spiegazioni logiche a nostro modo di vedere - affermano i figli in una conferenza stampa - , abbiamo fatto, nella massima discrezione e nel silenzio mediatico più assoluto, diverse richieste attraverso il nostro avvocato, Roberto Guidi, ma le risposte tardano ad arrivare. Tra l’altro, a voler essere pignoli, ci sarebbero anche limiti di tempo per fornirle. Il decesso fu catalogato come morte naturale, molti elementi non ci convincono. Ad esempio, se anche avesse avuto un malore o non fosse stato lucido, come ha fatto nostro padre ad arrivare in quel punto su strade bianche dissestate, molto difficili da percorrere? Chi ha staccato sul telefono il localizzatore, visto che nostro padre non ne era capace tecnicamente? Telefono che il mercoledì suonava, ovviamente senza risposta, ma nel punto in cui Moreno è stato ritrovato non c’è segnale. La macchina è stata avvistata il giovedì, ci ha detto gente del luogo che il mercoledì non c’era. Di chi sono le tracce di sangue sui vetri della macchina, le impronte di piede lasciate e la sigaretta ritrovata sul cruscotto che di sicuro non era sua?".
Inoltre i figli mostrano la perplessità forse più forte: "Vogliamo parlare della famosa tuta che gli hanno trovato addosso e che avrebbe preso da una Fiat Panda nelle vicinanze? Perché - domandano Sebastiano e Rubina - non si è rifugiato nella sua auto se aveva freddo? Con varie fratture di sterno e costole, come ha fatto a camminare e a indossarla? Perché erano strappati gli indumenti che aveva sotto e la felpa sopra no? Doveva essere semmai il contrario. Insomma - concludono i figli - abbiamo snocciolato un sacco di domande, il tempo per lavorare sul caso, non ancora chiuso tra l’altro, c’è stato. Ora ci servono risposte chiare. Non deve diventare un Cold Case, come si dice in gergo. Se necessario andremo anche sulla stampa nazionale".
Massimo Stefanini