
Il capolinea, dopo ben 110 anni di storia del ristorante “Buatino“ in Borgo Giannotti, si stagliava davanti, minaccioso, agghiacciante. Un semaforo rosso acceso colpevole di una notte in bianco che i titolari, Sonia, Lia e Filippo Ardinghi, non potranno dimenticare. Una sentenza senza appello piombata come sale sulla ferita aperta da un anno di inattività: i locali senza tavoli all’aperto non possono stare aperti.
“Una notte di inferno, quel Dpcm è stato il peggiore degli incubi – confessa Filippo – Ma è vero che la necessità aguzza l’ingegno e qui in gioco c’era la sopravvivenza di questo storico locale. E così è venuta l’idea di sfruttare quel tratto di vicolo pedonale che non avevamo mai preso in considerazione. Si chiama “vicolo del Buatino“, un evidente segno no?“.
Dall’idea illuminante alle pratiche da inoltrare a Palazzo Orsetti il passo è stato breve. E dalla richiesta all’ok del Comune, incredibilmente, c’è passato un lampo. “La burocrazia è sempre nemica ma in questo caso quasi mi stropicciavo gli occhi – racconta Filippo –. Ho inoltrato la richiesta giovedì sera, venerdì mattina mi è arrivato il riscontro di presa in carico e alle 18 ho ricevuto la concessione. Incredibile. Ringrazio davvero le associazioni di categoria che hanno premuto sulle tempistiche, e il Comune che più celere non poteva essere“. Ora quei cinque tavoli apparecchiati nel vicolo per una ventina di persone al massimo, sono linfa vitale. “Abbiamo aperto subito, venerdì sera, e subito abbiamo avuto gente. Qualche goccia non ha spaventato, diverso è stato con la pioggia di sabato che per forza ci ha fatto tirare il freno a mano“.
Una partenza a singhiozzo ma comunque una partenza per il locale della “pappa al pomodoro“ o della “garmugia“, dei tordelli fatti in casa, del “coniglio ripieno“, tra i più amati dai lucchesi, meno conosciuti dai turisti.
“Non avevamo mai considerato l’opportunità di espanderci nel vicolo anche perchè gestiamo il locale da 10 anni e nessuno dei proprietari, nel secolo che ci ha preceduto, ha voluto farlo. Volevamo umilmente manterne i connotati, chi siamo noi, ultimi arrivati, per far diversamente? Ma il bivio ci si è parato davanti, e con esso la sfida: chiudere o tentare quella piccola, ma tutto sommato pittoresca via di fuga nel vicolo del Buatino. Le tende e un’illuminazione carina fanno il resto. E soprattutto i clienti lucchesi che non ci stancheremo mai di ringraziare“.
La signora Lia annuisce mentre Sonia, che si autodefinisce la “Chef- macellaia“, corre a cercare i fiori per completare l’accoglienza di questo piccolo, storico angolo di paradiso a cui un po’ tutti hanno dato il loro contributo. “Anche i vicini sono stati speciali. C’è tanta gente che abita qui intorno che avrebbe potuto mettersi di traverso invece sono stati super solidali – sottolinea Ardinghi –. D’altra parte noi non abbiamo certo i clienti della movida. Da noi le persone cercano una seratina rilassante, con i piatti della tradizione, la pasta fatta in casa e le migliori carni che prepariamo dalla bestia intera declinandole ai vari piatti. In questo modo cerchiamo di cogliere il doppio obiettivo, bontà e prezzo basso“. E il messaggio sembra arrivato forte e chiaro: per il prossimo fine settimana Buatino è già quasi sold-out.
“La domenica è sempre stato il nostro giorno di riposo, ma forse anche questo tabù della tradizione è da infrangere. Quindi stiamo valutando di aprire almeno per la domenica a pranzo“. Meno tavoli, meteo non sempre amico, si gioca sull’estensione degli orari come è giusto che sia. La grande sfida di “Buatino“ è servita.
Laura Sartini