Tre mostre a Lucca allo “Scompiglio”: rivelare i lati nascosti della realtà

Esplora i lati nascosti della realtà attraverso tre mostre che indagano la dialettica tra visibile e invisibile. Reverse, Rubedo e Cecilia Bertoni riflettono su come l'assenza di limiti definiti sia la condizione per convivere con le insicurezze e le fragilità insite in ogni essere umano.

Tre mostre allo “Scompiglio“ per rivelare i lati nascosti della realtà

Tre mostre allo “Scompiglio“ per rivelare i lati nascosti della realtà

Domenica 1° ottobre, dalle 17 fino alle 20, negli spazi espositivi Dello Scompiglio (Vorno) si inaugurano tre mostre che indagano alcuni dei lati nascosti della realtà. Anche se una buona parte di ciò che avviene potrebbe risultare incomprensibile o inspiegabile, spesso preferiamo fermarci nella sicurezza del percettibile e del razionale, attingendo a qualunque spiegazione che possa risolvere ogni dubbio immediatamente. Tuttavia esiste un lato nascosto di ogni cosa che spesso ha un’importanza superiore a quella di ciò che è visibile.

Le mostre, seppur con modalità diverse, mettono in discussione qualunque dialettica tra queste polarità, indagando le zone intermedie e invitandoci a riflettere su come l’assenza di limiti divisori definiti sia la condizione per convivere con le insicurezze e le fragilità insite in ogni essere umano. La mostra Reverse, di Chiara Bettazzi, prende forma a partire dall’idea di natura morta come genere pittorico, legandolo alla sua genesi e alla sua evoluzione nel corso della storia dell’arte. Lo spazio espositivo, sezionato asimmetricamente, genera due punti di vista apparentemente contrapposti che diventano il fronte e il retro del lavoro, rimandando alla tela del pittore e alla tradizione che vede la nascita della pittura di natura morta sul retro del supporto. In termini completamente diversi, Cecilia Bertoni indaga la relazione tra il vivere e il morire, tra il corpo come prigione e la transizione dell’anima come liberazione, attraverso due lavori che si specchiano e si riflettono a partire da un limite che si dissolve. Rubedo (durata: 24’24’’) è un’avvolgente video installazione che si svela sul retro dello spazio espositivo e che attinge alla tematica della morte e del morire, ma racconta anche della rilevanza e dell’instabilità del vivere. Le mostre, a cura di Angel Moya Garcia, sono visibili fino al 17 dicembre.