MASSIMO STEFANINI
Cronaca

Spada di Damocle dei dazi sul vino: "C’è il rischio di saturare il mercato"

Secondo il presidente del Consorzio Montecarlo chi non riuscirà a vendere negli Usa guarderà a quello interno "L’obiettivo è non perdere terreno nel posizionamento all’interno delle enoteche americane".

Il presidente del Consorzio vini doc di Montecarlo, Gino Carmignani, in arte «Fuso»

Il presidente del Consorzio vini doc di Montecarlo, Gino Carmignani, in arte «Fuso»

Montecarlo, una delle Doc più piccole d’Italia, ha nel mercato a stelle e strisce un 10% di esportazioni e saprà reggere l’urto puntando sulla qualità, anche se arriveranno gli eventuali dazi di Trump che non potranno essere nella misura del 200% come ipotizzato, per vini e champagne, perché questa cifra sarebbe oltre la logica.

Gino Carmignani, in arte "Fuso", presidente del Consorzio vini doc di Montecarlo, analizza la situazione per i prodotti locali alla luce del protezionismo del presidente americano. "Penso che il 200% è un discorso per impaurire e poi la politica farà il suo lavoro – spiega Carmignani, – se ci saranno queste misure saranno sicuramente inferiori. Le nostre aziende stanno esplorando altri mercati, in primis quello tedesco, diversificando quindi. I problemi riguarderanno i vini con target medio basso. In quel caso potrebbero esserci contraccolpi e riflessi occupazionali negativi. Ma l’americano benestante, che poi è quello che beve il nettare di Bacco, predilige la qualità. Sulle nostre colline abbonda. Sulla rivista più prestigiosa del settore, Wine Spectator, hanno presentato i migliori vini al Mondo: due francesi, tre americani e due toscani. La nostra Regione e la Lucchesia sono molto considerate. Hanno prestigio. Resisteranno. Devono farlo. Ci sono aziende montecarlesi che esportano negli Usa e sono sicuro che sapranno farsi valere. I nostri bianchi e rossi sono stati premiati a Firenze anche nei giorni scorsi".

Carmignani individua poi quello che sarebbe il vero problema. "Fondamentale non perdere le posizioni negli scaffali delle enoteche, dove ci sono prodotti meno dozzinali. Lo statunitense che è appassionato, potrà spendere 60 dollari per un Bolgheri, ma anche 30 o 40 per un Montecarlo. Se perdi quelle opportunità diventa dura. È come retrocedere in serie B, poi ritornare subito in A è difficile". Infine un aspetto non secondario sul mercato interno: "Si potrebbe saturare, questo sì, perché chi non riuscirà più a vendere negli Stati Uniti, cercherà di piazzare il vino che era destinato Oltreoceano in Italia, ce ne sarà quindi di più, ma il consumatore adesso è esperto. Tra l’altro la tendenza ormai è confermata, il bianco con le bollicine sta sorpassando il rosso nel gradimento. Inoltre per fare ottimo vino bisogna investire e l’innovazione è fondamentale". Massimo Stefanini