Scatta l’appello: “Recuperiamo l’Antico Caffè di Simo“

A lanciare il sasso il presidente della Fondazione Bml: “Non si può consegnare la figura di Caselli all’oblio, si faccia qualcosa“

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“Il nostro sforzo è quello di lasciare segni importanti di Alfredo Caselli, quanto lo è stato il suo contributo nel ruolo di grande mecenato in una fase cruciale per la nostra città – così Andrea Palestini, presidente della Fondazione Banca del Monte di Lucca –. Abbiamo sostenuto la bellissima pubblicazione di Sara Moscardini e Pietro Paolo Angelini in occasione del cententenario della morte di Alfredo Caselli, dal titolo “Caro alle muse e caro al mio cuore“. Ricordiamo che era lui che faceva convergere all’Antico Caffè, solo dopo diventato “Di Simo“, gli artisti più importanti dell’epoca“. Parole che sono sale sulla ferita di un Caffè simbolo per la città intera, eppure chiuso da 10 anni esatti. L’appello viene di conseguenza.

“L’Antico Caffè merita di essere recuperato – dichiara significativamente Palestini –, per valorizzare la memoria che fa parte del nostro patrimonio. Ci auguriamo che gli eventi che noi stiamo sostenendo possano essere da positivo stimolo in questa direzione“. Parole che sono state riprese con slancio da Roberto Tamagnini, consigliere con delega alle politiche culturali del comune di Castiglione di Garfagnana. “Quell’Antico Caffè ha fatto la storia di un’intera città e non solo. Ci auguriamo ci siano le volontà utili perchè possa tornare fruibile“. Fu il padre Carlo, droghiere, a acquistare in origine questo antico Caffè in via Fillungo, chiamato popolarmente dal suo nome “Caffè Carluccio”, oggi appunto “Caffè Di Simo”.

Le buone condizioni economiche familiari gli permisero di dedicarsi alla cultura, di stringere amicizia con scrittori e artisti e di essere un grande mecenate nella realtà culturale lucchese di fine Ottocento e inizio Novecento. Nel suo caffè si incontrarono i più importanti del tempo tra cui Alfredo Catalani, Libero Andreotti, Giacomo Puccini.

Nell’accogliente casa, posta sopra il caffè, ospitò più volte oltre a Pascoli e perfino Zita di Borbone-Parma con la madre e il fidanzato, il futuro imperatore Carlo I d’Asburgo. Ritiratosi dal commercio prima dell’inizio della guerra mondiale, cercò con le limitate disponibilità economiche di condurre una vita signorile fino alla morte giunta il 15 agosto 1921 in località Al Prataccio, a due chilometri da San Pellegrino in Alpe, in alta Garfagnana, dove, a partire dal luglio 1901, si recava ogni anno in estate con amici e una semplice tenda militare.

L.S.