
Possono essere considerati forse come gli "angeli" di un piccolo pezzo di storia della città. Storia che – nel nostro caso – affonda le radici addirittura nel 1232. Sono gli esponenti del comitato "Viabilità e Ambiente" di Pontetetto che da decenni combatte per la conservazione dell’antica chiesa di San Lazzaro e l’adiacente postierla (l’antico portale di ingresso). Molti, i più, sicuramente si porranno queste domande: "Cosa?". "E dove si trovano?".
In realtà molto più visibili e molto più vicini di quanto si possa pensare. Ad essere ottimisti infatti, in pochissimi forse sanno che quel luogo oggi residenziale quasi alle porte della città in viale San Concordio sul lato opposto a via di Ronco, nei pressi del ponte autostradale, nei secoli scorsi era adibito invece sia al ricovero dei pellegrini della via Francigena sia di coloro che avevano contratto malattie come la peste. Una vecchia stampa sulla porta della chiesa illustra come al tempo si accedeva attraverso un ponticello che permetteva di oltrepassare il canale Benassai.
Un luogo dove potevano essere assistiti, ma lontano (almeno per i tempi) dalla città. Chi oggi si trova a passare di lì vede quello che potrebbe apparire come un vecchio arco incastonato tra due due architravi ed un piccolo tetto a spiovente. Restaurato quasi 100 anni fa, nel 1925, avrebbe bisogno di un nuovo intervento così come di lavori ne avrebbe bisogno l’antica chiesa di San Lazzaro spesso messa a dura prova dalle infiltrazioni d’acqua che arrivano dalla terra.
Oggi il comitato vuole accendere un riflettore su questa chiesa e su questo arco, farsi portavoce della sua importanza storica e chiedere un impegno anche alle istituzioni affinché non si rischi, prima un danno irriparabile, poi l’oblio. "Quando viene tagliata l’erba dal poggio vicino all’autostrada - spiegano gli esponenti del comitato - ricade completamente nella fossa sottostante, quindi le piogge difficilmente qui defluiscono. Inoltre le vibrazioni dei veicoli non aiutano. Spesso quando piove veniamo a controllare: abbiamo messo anche una paratia grazie alla cura costante di Domenico Dovichi, storico custode della chiesa, per evitare che l’acqua si insinui nell’edificio che risulta più basso del piano stradale. Inoltre in alcuni tratti la malta della chiesa pian piano si è rovinata e sono caduti alcuni mattoni. Questo tratto è stato transennato, però poi più niente".
E pur se sono da elogiare l’impegno e la costanza dei membri del comitato, a volte ciò non è sufficiente a evitare che tempo e intemperie facciano il loro corso: "All’interno della chiesa - spiegano ancora - una struttura in pietra dell’altare si è letteralmente staccata tempo fa. Questa chiesa e questo arco vanno salvati dal rischio di ulteriori danni e forse di crolli. Sarebbe bello anche che all’esterno fosse installato un cartello che esponesse la storia di questa corte e di questa zona". Il sasso, come si suol dire, è lanciato. Ora sono attese risposte.
Cristiano Consorti