FABRIZIO VINCENTI
Cronaca

Rivive l’epopea rossonera. Una città impazzita per la B e i ‘giovanotti‘ di Orrico

La prima esperienza in rossonero resta uno dei vertici della sua carriera da allenatore. Lui e Maestrelli sono nel Pantheon della Pantera e resteranno nel cuore di tutti i lucchesi.

Rivive l’epopea rossonera. Una città impazzita per la B e i ‘giovanotti‘ di Orrico

Rivive l’epopea rossonera. Una città impazzita per la B e i ‘giovanotti‘ di Orrico

I più anziani ricordano le vie del centro ribattezzate per una notte, con tanto di cartelli appesi, a Egiziano Maestrelli e Corrado Orrico, l’ultimo duo che ha fatto sognare i tifosi rossoneri. Era il 1990 quando l’allenatore di Volpara, un caratterino mica facile, da un anno sulla panchina rossonera, regalò l’ultima promozione in Serie B facendo impazzire l’intera città, mai più identificatasi con quel trasporto con la sua squadra di calcio. Non solo: Orrico si tolse lo sfizio di vincere anche la Coppa Italia di Serie C ai rigori, di fronte a 35mila palermitani accorsi per inaugurare il nuovo impianto che avrebbe ospitato alcune gare del Mondiale e che se ne tornarono a casa con le pive nel sacco.

Un’accoppiata di vittorie incredibile, che per un soffio non divenne un leggendario tris: l’anno successivo la Lucchese sfiorò la clamorosa promozione in Serie A dopo aver disputato una stagione straordinaria, nonostante i gravi infortuni di alcuni dei suoi protagonisti, certune direzioni di gara a dir poco discutibili e un clima da favola che stava sfaldandosi, dopo che era iniziato il tam tam che avrebbe portato Orrico sulla panchina dell’Inter a fine stagione.

Sono passati oltre 30 anni da allora, ma la Lucca sportiva è come rimasta nostalgicamente ferma a quelle immagini, quando Orrico spremeva i suoi "giovanotti" in ogni allenamento per arrivare a farne una perfetta macchina da guerra in campo, in grado di impressionare tutta Italia. Orrico e Zeman, ecco il duo dei tecnici della modernità in quegli anni. E una sorta di immedesimazione in quel condottiero e in quella squadra (Pinna, Vignini, Fiondella, Pascucci, Montanari, Monaco, Giusti, Di Stefano, Russo, Paci e Simonetta) non è mai cessata. Quasi che il tempo, complici i mancati risultati successivi, si fosse fermato. E quelle imprese non fossero minimamente scalfite nemmeno dai successivi, e fallimentari, ritorni di Orrico sulla panchina rossonera. Il feeling con questo uomo, rude e diretto è intatto. L’Omone è l’Omone. Punto. Lui e Maestrelli sono nel Pantheon della Pantera. Niente e nessuno potrà toglierceli.

Perché sono arrivati (tra i pochi) al cuore di una città così diversa da quella vicine, come lo stesso Orrico ebbe modo di dichiarare anni addietro: "Lucca così com’è e i lucchesi così come sono non c’entrano nulla con la Toscana: li ho sempre considerati una isola britannica con questa maniera diplomatica, educato, morbida che a volte sfiora l’ipocrisia e che non c’entra nulla con il toscano e d’altronde la sua storia non c’entra nulla con la Toscana e la città è arrivata come un meteorite proveniente da un’altra galassia". Con il senno di poi, anche quella squadra, quel presidente, quell’allenatore sono stati un meteorite, mai dimenticato, spesso rimpianto, per sempre amato, dentro e fuori le Mura.