
Stefano Bollani domani sera a Mont’Alfonso (ph Azzurra Primavera)
Negli Stati Uniti li chiamano entertainer. E Stefano Bollani quel titolo se lo merita pienamente. Riconosciuto uno tra i migliori pianisti jazz nel mondo, lui si è sempre distinto per quel modo di intrattenere il pubblico che lo ha portato poi anche in televisione con programmi di grande successo. Domani sera alle 21.15 Bollani porterà il suo spettacolo “Piano solo“ alla Fortezza di Mont’Alfonso.
Non ci sarà solo il piano, vero?
"Ci sono io, c’è il piano, ci sono le mie composizioni. Io preparo una scaletta, che non comunico a nessuno, poi la disattendo, regolarmente. Perché magari arrivando in auto ascolto una canzone dei Beatles o qualcos’altro che mi rimane in testa e così mi viene di suonarla".
E l’intrattenimento?
"Mi piace coinvolgere il pubblico. Voglio tirarlo dalla mia parte, quindi sì, ci sono anche un po’ di parole. Nel bis poi chiedo alla platea di dirmi quello che avrebbero voluto ascoltare e da lì improvviso un medley".
A proposito, riprenderà “Via dei Matti n.0“ su Raitre?
"Incredibilmente sì, sarà la quinta stagione e io e Valentina siamo i primi a essere increduli".
Perché funziona?
"La musica in tv ha sempre funzionato, soprattutto quando la si racconta o la si spiega. Tutti quelli che hanno fatto didattica hanno avuto successo: Alessandro Baricco, Corrado Augias, Ezio Bosso, Morgan. E farlo in leggerezza e con il sorriso aiuta, secondo me. E non solo in prima serata, perché i miei primi programmi passavano a mezzanotte ma erano seguitissimi".
E se non fosse diventato un musicista?
"Attore, scrittore... Ma no, il bibliotecario: l’ho fatto per un anno durante il servizio civile e mi è sbocciata la passione. Oppure qualcos’altro che comunque potesse avere a che fare con l’arte, perché non sono proprio tagliato, io, per il lavoro".
Il jazz: tanti giovani lo fanno, pochissimi vanno a vederlo...
"E’ vero, ogni tanto ci penso durante i concerti, dove mi rendo conto che la maggior parte del pubblico è più vecchia di me e io ho più di cinquant’anni. E’ un momento così, ma non solo in Italia. Credo che il pubblico giovane sia troppo soggetto alla potenza del mainstream che impone il mercato, che sia pop o trap. Forse dovremmo studiare qualcosa di nuovo, sicuramente usando i social. In effetti c’è qualche eccezione, mi viene in mente Jacob Collier, che è amatissimo dai giovani".
Ricordi giovanili di queste parti?
Da Firenze, per me Lucca era molto vicina e ci venivo spesso. Venti/trent’anni fa erano tanti i locali in zona dove si suonava jazz: a Lucca ricordo soprattutto Buatino, in Borgo Giannotti. Sempre in quegli anni c’era un locale jazz mi sembra anche a Borgo a Mozzano, dove organizzavano una specie di festival. Poi, sempre diversi anni dopo sono stato ospite a BargaJazz. In Garfagnana invece ricordo di avere suonato alla Fortezza delle Verrucole, a San Romano. Quella di Mont’Alfonso mi mancava e sono davvero felice di vederla.
Paolo Ceragioli