
Alla fine riflettori accesi, silenzio in piazza e a risuonare solo e soltanto la magia: le note di Giacomo Puccini, quel figlio di Lucca in realtà a volte un po’ bistrattato e che meriterebbe molto di più dal territorio, ma che comunque quando viene chiamato in causa non stecca mai una volta. Anzi. Dimostrazione ultima, se proprio ce ne fosse stata la necessità, il grandissimo successo gratuito ieri sera in piazza Napoleone dove sul palco del Lucca Summer Festival si è esibita l’orchestra del Teatro “Carlo Felice“ di Genova insieme a Carmen Giannattasio (soprano), Marco Berti (tenore), Massimo Cavalletti (baritono), il tutto diretto magistralmente dalla lucchese Beatrice Venezi.
Cinquemila le persone (4mila a sedere a cui se ne sono aggiunte altre mille in piedi visto che in sette ore e mezzo di apertura del botteghino i 4mila ticket erano stati polverizzati). Concerto che ha dato il la alle Celebrazioni pucciniane in onore di Giacomo Puccini e in vista del centenario dalla morte che ricorre nel 1924. Le luci stavolta lucevan davvero, ma erano quelle delle migliaia di telefonini pronti a riprendere anche solo uno spezzone del grande concerto. Modernità della tecnologia con la tradizione della lirica: un qualcosa che forse non vedremmo in un teatro e che invece va in scena come in un concerto moderno.
D’altronde "la musica classica è nata come pop! Era la musica pop dell’epoca, per raccontare la contemporaneità" diceva nel marzo del 2018 la stessa Venezi in un’intervista a La Nazione. La bacchetta del direttore era rivolta agli 80 strumentisti dell’Orchestra del Teatro “Carlo Felice” di Genova, accompagnati come detto dalle voci di Carmen Giannattasio, Marco Berti e Massimo Cavalletti altro lucchese doc come Venezi. Dopo gli interventi del sindaco Mario Pardini e del presidente del Comitato per le celebrazioni pucciniane Alberto Veronesi, il via alla musica con l’Inno d’IItalia. E poi brani come Capriccio sinfonico, Vissi d’arte, E lucevan le stelle.
E ancora Nulla! Silenzio, che però non è servito a mettere a tacere le polemiche. Sarebbe stato semplice metterle da parte almeno ieri sera, nel nome della musica e di Puccini, ma d’altronde il Comitato per le celebrazioni non ha nulla di semplice. E nell’atmosfera non sono passate inosservate le assenze dei sindaci Giorgio Del Ghingaro (Viareggio) e Andrea Bonfanti (Pescaglia) e del presidente della Provincia Luca Menesini. Quest’ultimo più per protesta contro la gestione del Comitato in generale, i primi due per un motivo più specifico: l’Inno a Roma. Composto da Puccini nel 1919 è poi stato fatto “proprio“ dall’ideologia fascista. Suonarlo non era il caso per alcuni membri del comitato, lo avevano fatto presente. Ma a nulla è servito. Il brano, non ufficializzato, era stato previsto come “fuori programma“ e così è stato. "L’ho sempre eseguito e continuerò a farlo - ha detto Venezi - . L’idelogia non c’entra e queste posizioni sono gravi". "L’arte è libera - ha aggiunto Veronesi - mi sembrano ridicole certe polemiche".
Cristiano Consorti
Teresa Scarcella