"Ma chi ti manda, Dio?" Così parlò Giacomo Puccini dopo aver ascoltato Enrico Caruso cantare nella parte di Rodolfo di “La bohème”. L’incontro a Torre del Lago tra il già affermato compositore lucchese e il giovane tenore di belle speranze napoletano avvenne nell’estate del 1897. Enrico Caruso, che aveva esordito appena due anni prima, si era mosso in treno da Livorno. Nella città labronica Caruso era stato ingaggiato nella compagnia allestita dall’impresario Arturo Lisciarelli per il cartellone estivo del Teatro Goldoni. Una tappa fondamentale nel suo percorso artistico ancora agli esordi. Nella città portuale Enrico raccolse i primi convinti apprezzamenti della critica. E soprattutto, a Livorno, conobbe il grande amore della sua vita: l’avvenente soprano Ada Giachetti. La donna della sua vita, nel bene e nel male.
E fu proprio Ada, si racconta, a spingere Enrico in direzione di Torre del Lago per ricevere il battesimo del fuoco dall’ormai famoso Maestro Puccini. Un incontro che segnò, o avrebbe segnato, il futuro del cantante lirico destinato da lì a qualche anno a conoscere un’affermazione planetaria. Come vuole la consolidata “vulgata”ancora in voga, al termine della fatidica audizione Puccini, solitamente parco di complimenti, sentenziò la celebre frase che tuttora, e più che mai in questi giorni che il centenario della morte del Re dei Tenori (2 agosto 1921), ha accompagnato e continua ad accompagnare l’inimitabile “Fenomeno Caruso”.
Ma le cose a Torre del Lago andarono proprio così? Può darsi, ma non è detto. Quantomeno tale episodio spartiacque non è documentabile con certezza assoluta. Anzi, a detta dei più autorevoli studiosi della vita e dell’opera di Puccini, appare improbabile o quanto meno andrebbe meglio focalizzato. Lo studioso tedesco Dieter Schickling, considerato il più accreditato biografo di Puccini non ha dubbi e a proposito della leggenda più che centenaria sostiene: "La storia di questo incontro è stata spesso romanzata ed è stata riferita molte volte come se il tenore fosse stato una scoperta di Puccini: in questo però non c’è praticamente niente di vero".
Una tesi, espressa dallo studioso tedesco nel 2007, ripresa da Maurizio Sessa, curatore di “Andrò nelle Maremme”, carteggio di Giacomo Puccini con i nobiluomini fiorentini Giuseppe della Gherardesca e Piero Antinori pubblicato da Maria Pacini Fazzi Editore, che ritorna ora in libreria con la sua ultima fatica: “Caruso & Friends. La nascita del re dei tenori” (Florence Art Edizioni).