
Permessi di soggiorno ”facili” Sgominata la banda dei falsari
Fittizie dichiarazioni di ospitalità e falsa documentazione di rapporti lavorativi inesistenti finalizzate al rilascio di permessi di soggiorno in tempi rapidi e alla conversione di titoli di soggiorno da scopi umanitari a motivi di lavoro, dietro il pagamento di corrispettivi in denaro fino a 2500 euro.
E’ quanto contestato a otto persone – sei originarie del Pakistan, una dello Sri Lanka e una del Bangladesh – in un’inchiesta condotta dalla squadra mobile lucchese e coordinata dalla procura della città toscana, per la quale è stato notificato l’avviso di conclusione indagini.
Gli indagati, età compresa tra i 31 e i 42 anni, risiedono tra Lucca, Altopascio e la Garfagnana. I presunti illeciti sarebbero stati commessi dalla fine del 2020 a tutto il 2021.
Le indagini sono partite dall’ufficio immigrazione della questura lucchese: monitorando le pratiche di soggiorno era stato rilevato, si spiega dalla polizia, un numero particolarmente elevato di stranieri che dichiaravano di avere il domicilio in provincia di Lucca e richiedevano la conversione del permesso di soggiorno da motivi umanitari a lavoro subordinato, presentando contratti di lavoro riconducibili sempre alle stesse attività nel settore della ristorazione.
Le indagini avrebbero poi portato a scoprire che il gruppo di indagati "disponeva di più appartamenti, regolarmente affittati, presso cui venivano fittiziamente ospitati cittadini pakistani e dello Sri Lanka, molti dei quali impiegati presso compagnie di delivery".
Scoperto anche che i proprietari di uno degli immobili affittati, in buona fede, avevano consegnato a uno degli indagati una dichiarazione di ospitalità firmata in bianco. Il modulo sarebbe stato però fotocopiato e utilizzato per vari extracomunitari. Il gruppo, inoltre, disponeva di numerose attività, prevalentemente nella ristorazione, sia a Lucca che in Garfagnana, necessarie a simulare i rapporti lavorativi. Per uno degli indagati, un 31enne del Pakistan, a dicembre scorso era stato anche disposta la misura cautelare del divieto di dimora in Lucca e provincia. All’uomo contestati più episodi di contraffazione di documenti e la violenza privata ai danni di un connazionale: quando quest’ultimo era stato convocato in questura lo avrebbe "perentoriamente istruito" a non portare il telefono cellulare con sé e "a non raccontare nulla degli accordi presi" dietro minaccia di possibili ripercussioni "per la sua integrità fisica e per quella dei suoi familiari".