REDAZIONE LUCCA

Paoli, contro la condanna si sta profilando un ricorso

Dopo il fallimento dell’Incaba, segnato dalla cancellazione delle scritture contabili, gli ex titolari sono obbligati a pagare 500 mila euro di risarcimenti

Incaba, un nome, una famiglia: i dipendenti si stringono attorno ai fratelli Paoli, eredi del compianto Raffaello, dopo le vicende giudiziarie dell’azienda. Una recente sentenza li condanna s risarcire mezzo milione di euro per le vicende del fallimento. Un’industria di giocattoli, Industria camaiorese balocchi l’acronimo, che, nata sotto il genio del padre proprio vicino allo stadio comunale, poi si trasferi’ lungo la Provinciale e, fino ai primi anni del 2000, ando’ avanti alla grande: file interminabili di auto da tutta la Toscana e un nuovo punto vendita a Lucca. Poi purtroppo la crisi e il fallimento cinque anni fa: Incaba mantiene il nome, ma passa a Giochi Preziosi.

Nel frattempo parte pero’ un procedimento al Tribunale delle Imprese di Firenze che purtroppo termina con una recente condanna per i Paoli a risarcire circa mezzo milione di euro per problemi nelle scritture contabili. Ma loro restano nel cuore della gente e dei dipendenti: “Ci hanno sempre pagato - afferma Mara Martinelli, dipendente storica ancora al lavoro - noi siamo da sempre dalla loro parte”. Con lei, tutte le colleghe del reparto affezionate alla famiglia Paoli che ha dato lavoro a moltissimi in citta’.

Anche la sentenza andrebbe infatti discussa. Lorenzo Massagli, avvocato che segue la curatela del fallimento, spiega che i dati contabili a fondamento della sentenza non sarebbero quelli ufficiali, bensi’ ‘ ricavati da una societa’ di software creditrice di Incaba’ dato che le scritture originali sarebbero andate perdute dalla curatela stessa a causa di un virus informatico.

Insomma, si tratta di dati forniti da un creditore insinuato nel fallimento. L’Incaba e’ fallita per 5 milioni di euro: un decimo invece e’ la somma oggetto della condanna dei Paoli. "Che non sono certo fuggiti col malloppo - aggiunge Massagli - dal 2010, dopo il ciclone Amazon, hanno resistito e sono arrivati a pagare tutti i dipendenti a costo di rimetterci i beni personali". E andra’ anche dimostrata l’inesistenza del debito di 500.000 euro.

Ancora nel ricordo i veglioni, i giochi, i peluches e ogni sogno dei bambini: Incaba resta un mondo incantato e i fondatori sono imprenditori che hanno rischiato, hanno ‘fatto’ e subito l’avvento immenso delle vendite on line. Un’avventura che non potrà essere dimenticata.

Isabella Piaceri