CLAUDIO CAPANNI
Cronaca

Muore a 19 anni nella casa di cura, la Procura apre indagine

E' stato trovato senza vita in una comunità terapeutica. Sarà effettuata l’autopsia

Sul posto sono intervenuti i carabinieri per un sopralluogo (foto d'archivio)

Lucca, 31 gennaio 2021 - Lo hanno trovato senza vita nella sua stanza poco dopo le 19 di venerdì. Per lui, un 19enne italiano, ospite della comunità terapeutica ’Il Mirto’ in via del Molino a Castelvecchio di Compito, non c’era già più niente da fare. I medici delle due ambulanze del 118, avvisate immediatamente dagli operatori della struttura, non hanno fatto altro che constatarne il decesso. Sul quale, data la giovane età e il fatto che si avvenuto in una struttura sanitaria, la Procura ha aperto un fascicolo. Vicino al corpo del 19enne che si trovava ospite della struttura residenziale per adulti che necessitano di trattamenti terapeutico riabilitativi, è stata trovata una sciarpa di lana. Per gli inquirenti l’ipotesi più probabile è che si sia trattato di un gesto volontario. Ieri mattina sul posto è stato effettuato il sopralluogo del magistrato di turno Paola Rizzo, dei carabinieri di Pieve di Compito, del medico legale e di un operatore di polizia giudiziaria. La salma del 19enne, al momento, resta a disposizione della Procura che, nelle prossime ore, potrebbe affidare l’incarico di svolgere l’autopsia al medico legale Stefano Pierotti. I militari e il magistrato hanno ascoltato gli operatori della struttura e tentato di ricostruire le ultime ore del 19enne. E’ stato disposto anche l’esame tossicologico sul corpo del ragazzo.

Tra il materiale sottoposto a sequestro o acquisito, oltre alla sciarpa e agli indumenti, anche la documentazione relativa al 19enne, ai farmaci che stava assumendo e alla terapia prevista. Il giovane era entrato nella struttura lo scorso settembre per seguire un percorso riabilitativo in seguito a disturbi di natura psichiatrica. La residenza ’Il Mirto’ che al suo interno ospita nove persone curate da 3 operatori per turno, è gestita dalla cooperativa sociale La Mano Amica e, promuove percorsi riabilitativi complessi con la presenza di medici e personale sanitario. Gli ospiti sono residenti al suo interno. Adesso sarà compito della Procura stabilire se il ragazzo avrebbe dovuto essere custodito in maniera diversa, se esista una responsabilità per il suo decesso e se la terapia che stava seguendo era adeguata. Oppure se, per lui, sia stato fatto tutto il possibile. Le prime risposte arriveranno con l’esame della cartella clinica, l’ascolto del personale della struttura e l’esito dell’autopsia.