
"Mostra dedicata a Marco Pasega" Quarant’anni fa l’addio al pittore
di Umberto Sereni
Cade, tra poco più di un mese, il quarantesimo anniversario della scomparsa di Marco Pasega. E’ sufficiente evocare quel nome perché in città si alzi un coro di voci che mandano come un commosso lamento. Gli anni che sono passati, e sono già tanti, non hanno per niente attenuato quei sentimenti che accolsero la triste notizia della sua morte.
Fu per Lucca un lutto che privava la città di una straordinaria personalità, ricca di ingegno e di umanità. Di Marco Pasega, delle sue doti e del suo carattere, seppe dire con parole misurate e partecipi don Sirio Valoriani che in una chiesa di Sant’Alessandro, incapace di contenere tutti gli intervenuti, salutò quel caro giovine che si accomiatava per sempre dai tanti amici che aveva, dalla città che tanto amava.
Da quel giorno di anni ne sono passati tanti e sono stati anni così densi e pesanti da far sembrare quasi impossibile riuscire a ricordare come eravamo.
Anche perché, ed è questa una sensazione che aggiunge altro dolore, quella cerchia di amici devoti purtroppo si è sfoltita e gli anni che sono passati sono come punteggiati dai nomi degli amici che ci hanno lasciato per ricongiungersi con Marco in quel luogo di eterna pace che ci è stato promesso: Piero e Umberto Del Frate, Romano Silva, che di Marco era una specie di fratello, Giorgio Marchetti, Ugo Frezza, gli inseparabili Roberto Mannocci e Carlo Rapuzzi, il buon Riccardo Marcucci e l’indimenticato e mai troppo rimpianto Armando Casali, che del suo caffè-drogheria di via Santa Lucia aveva fatto un accogliente rifugio dove gli amici si ritrovavano.
Qui il caffè, in piena coerenza con lo stile lucchese, non era proprio potabile, ma lo si beveva come omaggio ad Armando che disponeva di una sua torrefazione e quando ne preparava la tostatura un gradito aroma vagamente esotico avvolgeva il locale. Un motivo in più per rinnovare la consuetudine serale della visita e dell’incontro degli amici che si ritrovavano per il piacere di scambiare due parole, per ascoltarsi, per parlarsi. In mezzo a quella compagnia Marco Pasega spiccava per la brillante vivacità della sua personalità, per l’acuta intelligenza che lo guidava nel valutare uomini e cose e per quel senso di innata ironia che poi trasferiva nella sua pittura. Al suo dipingere Marco affidava sentimenti e pensieri che lo accompagnavano: era come una terapia che lo aiutava a placare ansie e tormenti, vissuti e sopportati con gelosa discrezione che solo gli amici più veri sapevano cogliere. E sapevano intuire dietro quel suo sorriso che metteva in evidenza una pronunciata corona di denti.
A riguardare oggi la sua ricca produzione pittorica l’occhio attento e avvertito vi sa trovare l’impronta di una intensa macerazione spirituale che si manifestava nella serie dedicata alle maschere ed ai figurini, come nelle rappresentazioni delle deserte piazze di Lucca, e nell’affettuosa condivisione del sentire del suo popolo, custode di millenarie tradizioni. Della più profonda e più sentita, la devozione all’immagine del Volto Santo, Marco aveva saputo intendere l’inossidabile vitalità e ne aveva fatto un capitolo fondamentale del suo racconto per quadri e rappresentazioni.
Di Marco Pasega, della sua multiforme opera, che lo vide impegnato anche come autore delle scene per l’opera “Il Ciarlatano” che Herbert Handt riesumò per il teatro di Montecarlo, e dei cartoni animati di “Olivella”, che promuovevano l’olio Bertolli nel Carosello televisivo, ci sarebbe da parlare e da scrivere a lungo. Speriamo che in questo 2023 ce ne sia l’occasione ed auguriamoci di poter vedere, in un luogo degno, una grande mostra dedicata a questo figlio di Lucca e fratello dei lucchesi che non vogliono dimenticarlo.