Attentato Casapound, anche Vece al processo per la bomba

L’artificiere contro gli anarchici. Perse una mano e un occhio. "Ma non cerco risarcimenti"

Mario Vece

Mario Vece

Lucca, 26 maggio 2018 - L’artificiere di polizia Mario Vece, residente ad Altopascio, è una vittima del terrorismo. E si costituirà parte civile nel processo appena iniziato (la prossima settimana è in programma un’udienza preliminare, a luglio un altro pezzo di dibattimento) agli anarchici accusati di aver piazzato l’ordigno che esplodendo, lo ferì gravemente, all’alba del primo dell’anno del 2017 a Firenze. «La costituzione di parte civile non mira a raggiungere un risarcimento del danno, che verosimilmente non ci sarà mai, ma ha un altissimo valore di carattere istituzionale. E alle istituzioni Mario Vece crede in maniera assoluta», dice il suo legale, Federico Bagattini.    L’ordigno artigianale, a tempo, piazzato sulla serranda della libreria “Il Bargello”, di via Leonardo da Vinci, a Firenze, poteva uccidere. L’artificiere lo intuì e, dopo essere rientrato in servizio nonostante la nottata di San Silvestro passata a lavorare, non esitò a disinnescarlo, a costo della sua incolumità. Un gesto eroico che non è sfuggito al ministero dell’Interno, che gli ha consegnato la medaglia d’oro. «Percepita l’estrema pericolosità della situazione, faceva allontanare tutti gli astanti, per procedere al disinnesco della bomba che, mentre si accingeva ad operare , improvvisamente deflagrava, procurandogli gravissime e permanenti lesioni». Un «nobile esempio di altissimo senso del dovere e straordinario coraggio, spinto fino ad esporre la propria vita a manifesto pericolo»: quella medaglia, appesa a casa dell’artificiere, è già un risarcimento per il suo sacrificio.   Nella deflagrazione dell’ordigno, Vece ha perso la mano sinistra e l’occhio destro. Lesioni permanenti che hanno influito sulla vita e sul lavoro dell’artificiere della polizia, residente ad Altopascio. Ma ai processi, vuole esserci: la sua presenza è quella dello Stato. Dinanzi al gup, per l’attentato alla libreria vicina a Casapound, c’è già stato Salvatore Vespertino (il cui dna, hanno ricostruito gli inquirenti, è stato isolato su un frammento dell’ordigno): l’anarchico sardo, in carcere dall’anno scorso, è già stato rinviato a giudizio.    Mercoledì tocca a tutti gli altri imputati, una quarantina in tutto, alcuni dei quali accusati anch’esso di aver partecipato anch’essi all’attentato di via Leonardo da Vinci: Nicola Almerigogna, Pierloreto Fallanca e Giovanni Ghezzi sono accusati di tentato omicidio in concorso con Vespertino. Nei giorni scorsi si è chiuso anche un braccio di ferro tra i pm Beatrice Giunti e Filippo Focardi sulle misure cautelari ai principali inquisiti. La Cassazione ha accolto i ricorsi della procura, confermando i provvedimenti emessi dal tribunale del riesame dopo le ’liberazioni’ a sorpresa disposte dal gip di Firenze. In carcere, oltre a Vespertino, ci sono adesso Ghezzi e Fallanca.