L’ultima carta per salvare Geal. Una società pubblica al 100%

L’amministrazione tenta l’unica strada ancora possibile per evitare che la società coinfluisca in un’altra. Il sindaco: ”Vogliamo fare di tutto per gestire in autonomia il servizio idrico“. Il precedente di Zeri.

L’ultima carta per salvare Geal. Una società pubblica al 100%

L’ultima carta per salvare Geal. Una società pubblica al 100%

Dal mazzo delle poche carta rimaste per cercare di salvare la gestione a Lucca dell’acqua, il Comune prova a giocare il jolly. La mossa che potrebbe sparigliare le carte – Geal come noto ha una concessione che scade nel 2025 e a quel punto se non interverranno fatti nuovi dovrà sciogliersi e confluire in un’altra azienda non in mano al Comune di Lucca – è arrivata ieri mattina nella commissione speciale sul Servizio Idrico dove è stata presentata la relazione dello Studio Associato Caniparoli commissionato nelle scorse settimane per verificare se ci sono opzioni ancora da percorrere. E, secondo gli esperti, la strada, sulla scorta di quanto fatto a Zeri esiste ancora e si chiama gestione in autonomia con la creazione di una azienda speciale detenuta al 100 per cento dal Comune (attualmente Geal è posseduta al 52 per cento, mentre la parte restante è+ in mano a una azienda privata).

"Ci sono tutti i presupposti per provare – ha spiegato Riccardo Caniparoli – anche perché se si concretizzasse il passaggio da Geal a Gaia si passerebbe a una gestione che va contro lo spirito della legge. Lucca ha la possibilità di portare avanti questo scenario, con l’acqua che torna a essere totalmente pubblica".

Il riferimento è al Decreto legislativo 152 del 2006 che prevede una gestione in autonomia a patto che vi siano fonti qualitativamente pregiate, che le sorgenti ricadano in zone protette e che vi sia un utilizzo sino a questo momento efficiente e una adeguata tutela della risorsa idrica. Tutte e tre le condizioni, secondo gli esperti, sono presenti nel caso di Lucca. Uno scenario che sarebbe stato ancora più semplice in passato, quando dal 2016 al primo luglio 2022 la legge consentiva di presentare una simile prospettiva. In quell’arco temporale, però, come è stato sottolineato, nulla è stato fatto dall’allora amministrazione Tambellini. Anzi, nel 2016, con assessore al’Ambiente l’ex candidato sindaco del centrosinistra Francesco Raspini, si è arrivati a una deliberazione comunale con cui si modificava la stessa convenzione tra Geal e Comune definendo l’iter procedurale per il passaggio del servizio idrico all’operatore d’ambito.

Adesso il Comune, tenterà ugualmente di giocare la carta, sia pure in ritardo, con l’Autorità Idrica Toscana e in caso di risposta negativa, è probabile il ricorso in sede giudiziale. Una strada che, al di là delle polemiche di parte con l’inevitabile gioco (stucchevole) del rinfacciarsi colpe e meriti, sembrerebbe vedere d’accordo un po’ tutti. Almeno a sentire gli interventi di maggioranza e opposizione. Del resto, chi è apertamente contro l’acqua pubblica, una scelta sancita da un referendum di oltre 10 anni fa?

"Non vogliamo fare polemica – ha spiegato intervenendo ieri in commissione il sindaco mario Pardini – certo è oggettivo che dal 2016 al 2022 poteva essere fatto qualcosa, ma nonostante la chiusura di quella finestra, intendiamo verificare il possesso dei requisiti e la possibilità di gestire in autonomia il servizio idrico. Ci proveremo – ha concluso il primo cittadino – valorizzando l’esito del referendum popolare e evitando di sottrarsi all’obbligo di una gestione efficace, efficiente e economica che le soluzioni alternative rischiano di peggiorare il sistema idrico della nostra città".

Fabrizio Vincenti