L’ORA LEGALE
‘Un mi garba mia tanto vesta luce,
che t’insegue, ti stana, che tormento.
La su’ lingua ‘nfinita taglia e cuce,
e ‘un vole l’ombra del raccoglimento.
Stiracchia ‘l su riflesso, e vando more
fa guasi la pietosa ‘on la sera,
e la fa scende, ma per poghe ore;
la notte ‘un alza neanche la bandiera.
E col primo mattin te la riucchi,
e s’apre vell’azzuro ch’un si trenna,
e ‘l sole ariva accatastato a mucchi,
e ‘l cielo allunga al giorno la su’antenna,
e ‘un poi cambia’ canale, ‘un c’enno trucchi.
E ‘n tutto vell’abbaglio che s’impenna
aspetti l’imbrunir de’mammalucchi.
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