Lezione di storia? Si fa in soffitta. Nuove idee per farla amare

Metodologie innovative e sperimentazioni aiutano a entrare meglio nel vivo del nostro passato. SCUOLA SECONDARIA DI PRIMO GRADO NOTTOLINI DI LAMMARI.

Per tanti studenti le lezioni di Storia risultano noiose e sembrano non finire mai, per non parlare dello studio! Pagine e pagine sui manuali a volte difficili da capire, se non addirittura incomprensibili. Questo è quanto è accaduto anche nella nostra scuola, quando alcuni ex compagni, giunti in terza media un po’ stanchi di studiare (forse complici la primavera e la prospettiva di una nuova scuola alle porte), con l’aiuto del proprio docente - il prof. Nottoli - hanno trasformato questa disciplina in qualcosa di unico e, a detta loro, così interessante e coinvolgente che da esso ha preso forma la mostra La Storia in Soffitta, esposta al

Museo Athena di Capannori e realizzata con la collaborazione di UNIFI, Public History, Anfass, Amministrazione Comunale di Capannori e Associazione Ponte.

Noi della redazione, dopo averla visitata, abbiamo deciso di raccontarvela attraverso le parole degli studenti partecipanti (ex alunni della classe 3E) che abbiamo intervistato. Come è nato il progetto? Alice Pieretti: “Arrivati allo studio della Seconda guerra mondiale, dato l’interesse generale, il prof. Nottoli ci ha proposto di raccogliere da nonni, parenti e amici di famiglia qualche testimonianza orale o di altro genere e con il passare del tempo dai molti frammenti sono venute fuori tante storie della Storia e tracce del passato (libri, diari, cartine, baionette, elmetti, libri di grammatica, proiettili…) che abbiamo avuto l’opportunità di condividere con grande soddisfazione all’Università di Firenze al Convegno di Public History“. Cosa avete trovato di interessante nelle vostre “soffitte”?

Gabriele Battistoni: “Io ho realizzato una video intervista al mio bisnonno, classe 1934, nella quale lui racconta che durante la Seconda Guerra Mondiale gli americani sparavano da Lammari verso le Pizzorne mentre i tedeschi nella direzione opposta e che le bombe spesso colpivano Matraia, il suo paese. Proprio uno di questi ordigni scheggiò il muro della sua casa e lui si salvò perché nascostosi in cantina. Questo progetto mi ha permesso di conoscere meglio il mio bisnonno e di avere un ricordo di lui nel tempo anche quando non ci sarà più“. Martina Betti: “La soffitta è da sempre stato un luogo magico custode di memoria e di ricordi. Gran parte degli oggetti che ci hanno permesso di costruire questa mostra vengono proprio da lì, mentre altri sono stati trovati nei cassetti, nei comodini, in luoghi banali ma dove nessuno ha mai pensato di cercare e sono oggetti di uso quotidiano, oggetti di uso agricolo, oggetti di guerra e anche documenti scritti come diari, quadernini, una grammatica. Anche gli ultimi commenti scritti sono pieni di errori grammaticali, ripetizioni, termini tipici dialettali dell’epoca, ma è questo che li rende ancora più speciali e importanti, perché ci permette di entrare a fondo nell’atmosfera dell’epoca e trasmettono anche l’ansia, l’angoscia, la paura della guerra, di quei momenti“.