L’energia pulita con Dragoni e Joime: “E’ solo quella del nucleare“

Ambiente ed energia al centro del festival L’Augusta a Lucca. Il giornalista Fabio Dragoni e l'esperto Gian Piero Joime discutono della transizione ecologica e della dipendenza europea dalla tecnologia green cinese. Preoccupazione per il ritardo dell'UE e l'importanza della programmazione.

Ambiente ed energia sono stati al centro dell’ultimo appuntamento del festival L’Augusta - La Fortezza delle Idee. Nell’ormai tradizionale scenario de la Casa del Boia, il giornalista Fabio Dragoni e il docente Gian Piero Joime, uno dei massimi esperti di energia in Italia, hanno parlato intorno al libro di Dragoni “Per non morire al verde”.

“La transizione ecologica non è un’innovazione tecnologica, nessuno ha inventato il motore ad acqua – ha esordito Dragoni – piuttosto è una precisa scelta politica, pianificata e dichiarata nei grandi forum economici internazionali. Una scelta che rischia di investire le nostre vite e di stritolare interi comparti industriali, come quello dell’automotive, provocando danni irreversibili a quello che resta delle nostre economie e del nostro stato sociale”. “L’allarmismo climatico – ha continuato Dragoni – fa leva sul verde che scompare: ma nei fatti la massa verde in Europa aumenta ogni anno di un’area estesa come la Svizzera. L’unico rischio reale per la stessa è quella di vederla scomparire, diminuendo drasticamente la Co2, e quindi impedendo la fotosintesi clorofilliana, o sotto distese infinite di pannelli fotovoltaici e pale eoliche. Prodotti fabbricati dall’industria cinese che, mentre l’Europa diminuiva le emissioni rinunciando a quote decisive di produzione, le quadruplicava”.

“Il problema è esattamente questo – ha precisato Gian Piero Joime – tutta la filiera per produrre tecnologia cosiddetta green è cinese: dall’estrazione del primo grammo di litio necessario al funzionamento delle batterie elettriche, al loro smaltimento. La Ue è in un ritardo colossale e, oltre agli slogan di qualche tecnocrate, non vedo alcuna seria programmazione all’orizzonte. Al contrario degli Stati Uniti, che obbligano a produrre tutto ciò che è innovazione tecnologica in questo ambito sul proprio territorio nazionale”.