Un sogno, forse un’utopia, sicuramente un tentativo infruttuoso che non dette i risultati sperati. In chi la propose, c’era il desiderio di rilanciare un territorio depresso, da sempre poco abitato e destinato all’agricoltura o all’allevamento, ma sempre in maniera poco redditizia. Occorreva una scintilla, serviva creare le basi per un rilancio del territorio e quella scossa tanto attesa fu affidata ad un azzardo. Realizzare una linea ferroviaria che avrebbe tagliato in due il Compitese per collegare Lucca a Pontedera innanzitutto e alla Leopolda, ma con l’obiettivo ancora più ambizioso di attraversare tutto il Valdarno e arrivare fino a Volterra. Collegava la stazione di Pontedera, sulla ferrovia Leopolda, a quella di Lucca, sulla ferrovia Firenze-Viareggio.
Per Lucca si sarebbero aperti nuovi scenari e altri importanti mercati, ma anche l’occasione per tenere agganciato al centro la popolazione del suo territorio attraversato che altrimenti, per vie naturali, trovava come più facile sbocco la vicina Pisa. Ma i tempi non furono celeri, così come per altre linee sempre del territorio provinciale. Infatti, se l’idea iniziale prese corpo ad inizio Novecento, fu solo nel 1920 che si mise mano seriamente all’opera, dovendo attendere la fine della Grande Guerra e la riorganizzazione delle terre incolte dell’ex lago di Bientina destinate ai reduci. Un tracciato non molto impegnativo, trattandosi di attraversare a raso un territorio pianeggiante con pochi ostacoli, rappresentati da alcuni corsi d’acqua che richiesero la realizzazione di ponti e in un caso anche di una galleria sotto il torrente Visona presso Castelvecchio. Ci vollero sei anni di lavori, ma per fare il suo viaggio inaugurale la Lucca-Pontedera dovette attendere il 28 ottobre 1928, nell’anniversario della Marcia su Roma, per una benedizione in pompa magna.
Venticinque chilometri e sei stazioni oltre a quelle di Lucca e Pontedera. Un viaggio che durava circa quaranta minuti e che veniva servita con cinque corse giornaliere. Ma la linea ferroviaria, a fatica, riuscì a reggere il confronto della Lucca-Firenze e poi anche della Lucca-Castelnuovo, in attesa che si completasse il collegamento con Aulla. Una movimentazione inferiore di persone e merci, in un territorio ancora troppo arretrato per attrarre investimenti per cui la sua valenza rimase prevalentemente sociale. Purtroppo, invece, la linea servì ai tedeschi durante la seconda guerra mondiale, per la movimentazione di uomini e armamenti, tra cui il temuto "cannonissimo" con cui tenevano in scacco buona parte del territorio lucchese-pisano e non solo. Proprio nelle vicinanze fu installato un campo di concentramento per prigionieri di guerra che la fece diventare un crocevia importante per molti destini, prima dell’inizio della fine. Infatti, un errato bombardamento aereo alleato alla stazione di Lucca nel giorno di befana dette il colpo di grazia ad una linea già in crisi economica e di risultati, prima delle distruzioni dei ponti effettuate con le mine dai tedeschi durante la ritirata.
La linea era durata appena sedici anni, ma in un estremo tentativo di lasciare un segno, all’indomani della fine della guerra, senza possibilità di essere rilanciata, lasciò che il suo materiale rotabile ancora integro, fosse reimpiegato per restituire la funzionalità della linea Lucca-Aulla.