Inverno ostaggio del caldo L’effetto sulle viti e gli olivi

Il presidente del Consorzio Vini Doc: "Ora ci preoccupano le gelate improvvise"

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Viti e olivi di Montecarlo e delle colline capannoresi per il momento non rischiano malgrado il caldo anomalo del mese di dicembre e di questo avvio di gennaio 2023, dove sembra di essere in...Australia, nell’altro emisfero. Certo è che se dovesse continuare questo trend allora la questione cambierebbe notevolmente.

La notizia, però, ad oggi è che vino e olio non dovrebbero risentire, a livello di volumi produttivi, come ad esempio per i frutti di peschi, susini, albicocchi, piante che stanno già sviluppando la fioritura. Le temperature superiori alla media del periodo, oltre a bloccare la normale caduta autunnale delle foglie e l’allungamento della fase vegetativa delle piante rischia addirittura di far ripartire le fioriture, con il pericolo di esporle ai danni di un prevedibile forte abbassamento della colonnina di mercurio, che infatti è prevista in calo forse già la prossima settimana. Per il momento però la vite e l’olivo stanno tirando il classico sospiro di sollievo.

Parola di Gino "Baffo" Carmignani, presidente del Consorzio vini Doc di Montecarlo: "In questa fase la vite è ferma, per cominciare a registrare danni sensibili bisognerebbe che il calore si espandesse in profondità nel terreno, ma affinché ciò si verifichi bisognerebbe che le attuali temperature massime rimanessero tutto il mese o quasi. Invece caleranno fisiologicamente e tutto rientrerà nei binari soliti. Anzi, ci sarà da temere il caso opposto, con le gelate di un inverno in ritardo e che potrebbe protrarsi fino ad aprile. Allora sì – conclude Carmignani – ci sarebbero nefaste conseguenze ma adesso non ci sono problemi, rassicuriamo tutti. Anche perché è praticamente matematico che vi saranno escursioni termiche cospicue tra giorno e notte. La natura provvede a piazzare soluzioni automatiche e di reazione a certi tipi di stress climatici ma di sicuro il futuro ci presenterà il conto. Il 2022 è stato l’anno più caldo dal 1800, quando sono cominciate le registrazioni dei dati. Sono numeri, non opinioni o sensazioni. Quindi una riflessione è d’uopo. Meno male – sentenzia Carmignani – che la vite e l’olivo sono piante robuste, forti, che possono resistere, ma un pizzico di preoccupazione per i prossimi giorni rimane".

Viti che resistettero anche al grande freddo del 1985, con temperature fino a meno 15.

Massimo Stefanini