"L’ha investito un’auto pirata", invece il muratore era caduto dal tetto

A giudizio il proprietario di un’abitazione e il direttore dei lavori per la messa in scena

Carabinieri

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Lucca, 13 marzo 2018 - Cade dal tetto del cantiere dove sta lavorando, vola di sotto per quattro metri e resta vivo per miracolo, fratturandosi femore e braccio destro. Ma invece di chiamare i soccorsi per quel muratore a terra esanime, il proprietario dell’abitazione, aiutato dagli altri operai, lo carica su un furgone, lo porta a qualche chilometro di distanza e lo sistema sull’asfalto a margine di un fossato. Poi, per inscenare ancora meglio un incidente stradale, gettano a terra lì accanto anche la sua bicicletta e gli sostituiscono le scarpe da lavoro con un paio di ciabatte. Solo a quel punto, completata la messinscena, avvisano il 118, sostenendo che l’operaio è stato investito da un’auto pirata. Ovviamente a lui, un operaio rumeno di 40 anni, viene intimato di confermare la storiella, per non avere noie. 

Sembra la trama di un brutto film sul caporalato al Sud. E invece è una vicenda accaduta qui nel Capannorese, che approda ora in un’aula del tribunale con due imputati, il proprietario 70enne e il direttore dei lavori 50enne, accusati di reati che vanno dall’omissione di soccorso al falso in scrittura privata, alla minaccia per costringere a commettere un reato, alla violenza privata e alla violazione delle norme di sicurezza sul lavoro, mentre altri tre con ruoli minori hanno già patteggiato. I fatti risalgono al 6 settembre 2014. Quel giorno, secondo l’accusa, il muratore rumeno sta lavorando sul colmo del tetto dell’abitazione, quando intorno alle 13,30 un travicello cede e lui precipita per 4 metri sul solaio del sottotetto. Riporta una frattura scomposta dell’avambraccio destro e del femore destro. 

Ma il muratore non aveva l’imbracatura di sicurezza e il proprietario viene preso dal panico per le inevitabili ripercussioni giudiziarie e il rischo di uno stop del cantiere. Ed ecco così l’idea di inscenare un incidente stradale, con la complicità di altri tre lavoratori. Il ferito viene adagiato sull’anta di un armadio utilizzata come lettiga, poi viene caricato su un furgone insieme alla sua bici e scaricato a qualche chilometro di distanza, vicino a un fosso lungo una strada di Massa Macinaia. Un paio di ciabatte al posto delle scarpe da lavoro e il gioco è fatto. Solo a quel punto, sono circa le 16, viene attivato il 118 e al povero rumeno, ferito e dolorante, viene intimato di raccontare di essere stato investito da un’auto pirata. 

Ma una volta arrivato finalmente al pronto soccorso, il muratore, stremato, non riesce a fingere e vuota subito il sacco. All’ispettore di polizia che chiede conto dell’accaduto confessa di essere precipitato dal tetto dell’abitazione durante i lavori di ristrutturazione. E scatta l’indagine del pm Elena Leone. Emerge così un quadro inquietante, che conferma l’ipotesi di una clamorosa messinscena che ha messo a repentaglio anche la vita del muratore rumeno, che opra chiede anche un risaricmento danni. Da qui il processo che si è aperto in tribunale e potrebbe sfociare in una sentenza a maggio.