REDAZIONE LUCCA

Il virus non ferma la voglia del tatuaggio

Al Polo Fiere va in scena la prima kermesse in Europa dal lockdown a oggi. “Il nostro lavoro non è cambiato, era già sicuro prima“

Il tatuaggio è un simbolo, un ornamento, una macchia nera o colorata che finisce per diventare una caratteristica distintiva, come un neo, il colore dei capelli o una bocca carnosa. E sicuramente è qualcosa di insito nella natura dell’uomo, che già 5.300 anni fa si macchiava la pelle con disegni.

Nel corso della storia ha assunto molti significati, connotazioni, forme. Ad esempio, nelle società tribali il tatuaggio aveva una grande valenza culturale: serviva per esprimere il passaggio all’età adulta, il proprio rango sociale, il dolore per la perdita di una persona cara. In alcune culture era usato come strumento magico, per tenere lontano gli spiriti maligni. In molte parti del mondo, poi, i tatuaggi sono serviti anche per marchiare alcuni tipi di persone considerate pericolose o comunque ai margini della società.

Fu nel 1769 che il Capitano inglese James Cook approdò a Tahiti e, venendo a contatto con le usanze della popolazione locale utilizzò per la prima volta la parola ‘tattow‘, derivata dal termine ‘tau-tau‘, onomatopea che ricordava il rumore prodotto dal picchiettare del martelletto sull’ago per bucare la pelle. Ma il tatuaggio come lo intendiamo oggi è frutto della diffusione che ha preso piede a partire dalla fine degli anni sessanta, prima tra le sottoculture hippy, nelle carceri e fra i motociclisti, per poi conquistare lentamente ogni strato sociale e ogni fascia d’età.

Oggi lo celebriamo in ogni sua forma, e a Lucca lo facciamo con la VII edizione del Lucca Tattoo Expo al Polo Fieri oggi e domani, convention dedicata al tatuaggio e a tutto quello che ci gira intorno. E’ stato sindaco Alessandro Tambellini a tagliare nastro e dare il via al primo evento del suo genere in tutta Europa dall’inizio dell’emergenza.

"Quella di Lucca è una convention coraggiosa" ha esclamato Katia dell’Eyera Tattoo Studio, tatuatrice da una vita. "È stata la prima in Europa ad avere luogo dopo il Covid, gli organizzatori hanno avuto davvero un gran coraggio. I protocolli da rispettare sono moltissimi: temperatura, grembiule, guanti usa e getta".

"Da un certo punto di vista il Covid ha ulteriormente migliorato il rapporto con l’igiene e la sicurezza nel mondo del tatuaggio, che comunque già aveva standard altissimi" ci ha raccontato Davide Carpeggiani, curatore artistico dell’evento. "Quello che prima era la regola, infatti, ora è diventata la necessità: l’attenzione a tutto quello che è il protocollo di sicurezza non è più una cosa formale, ma qualcosa con cui dobbiamo convivere in modo rigidissimo".

Gli fa eco Maddalena del Bad Family Tattoo. "Per noi a livello lavorativo non è cambiato quasi nulla, perché le nuove misure di sicurezza per noi sono una routine lavorativa da sempre utilizzata. La sanificazione, la mascherina, i guanti monouso, gli appuntamenti". Riguardo all’affluenza clienti post-quarantena, sembra che per i tatuatori il lavoro ci sia e in abbondanza. "Questa estate c’è stata tanta gente che ha avuto voglia di tatuarsi", hanno raccontato Jack e Jaisy del Great Seal Tattoo Lodge di Montecatini Terme. "C’è anche da dire che lavoriamo tanto con una fascia medio bassa di età, quindi persone un po’ meno colpite dalla paura che magari si sono fatte meno problemi a uscire dopo la quarantena". Daniele, del Blood Tattooing, è un tatuatore romano con il corpo ricoperto di simboli, e da come parla e da quello che racconta è palpabile la sua passione per il suo mestiere.

"L’universo del tatuaggio è cambiato tanto, diciamo che il tatuaggio è stato sdoganato troppo. Siamo passai dal marchiare una persona tatuata come delinquente, prostituta o marinaio a bambini di 20 anni completamente tatuati senza nessuna previsione futura. Un mondo più di apparenza che di sostanza. Ho avuto una ragazzina che palesemente non aveva vissuto i problemi del Covid da vicino, ma si è voluta tatuare la scritta "Covid-19" per puro esibizionismo".

Maria Giulia Salvioni