Il sacrificio dei militari al campo ‘Al Pollino‘

Il 10 settembre 1943 a Pieve di Compito il colonnello Cione e due soldati si rifiutarono di consegnare i prigionieri ai tedeschi e furono uccisi

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Vittorio Lino Biondi, colonnello, una vita di servizio nella “Folgore” e al Comando delle Forze Speciali, “medaglia d’oro Vittima del Terrorismo” e 4 decorazioni americane e brasiliane; rievoca per La Nazione un episodio risalente ai tragici giorni successivi all’armistizio del 1943.

10 Settembre 1943: Colle di Compito, Capannori; Campo Prigionieri di Guerra P.G nr. 60 detto "Al Pollino". Da quelle parti sono attendati circa duemila prigionieri di guerra: si tratta di inglesi, sudafricani e indiani catturati durante il conflitto. Il comandante del campo, dislocato su una porzione di terreno brullo e disabitato è il colonnello Vincenzo Cione, da Bagnoli (Avellino) del Regio Esercito Italiano. L’area è delimitata a sud da una piccola linea ferroviaria secondaria, la Lucca-Pontedera, lì vicino sorge la piccola stazione di Colle di Compito. Tende per i prigionieri, pochi locali di guardia in muratura e recinzione, il pediatra del paese prestava occasionalmente servizio medico Al mattino del 10 settembre, due giorni dopo l’armistizio, il comandante, assieme al capitano Massimo De Felice, di Palombaro (Chieti) e al soldato Domenico Mastroippolito di S. Buona (Chieti), vanno incontro agli avieri tedeschi della Luftwaffe, di stanza all’aeroporto di Tassignano, venuti a prelevare i prigionieri nemici dopo il disfacimento del nostro esercito.

Il colonnello Cione, un richiamato in servizio di 65 anni già decorato della Grande Guerra, ha però i suoi ordini e ben chiaro il codice comportamentale del soldato. Ha chiara soprattutto la legge morale, che è superiore a tutte le leggi, civili, militari e religiose. E si oppone, con forza e determinazione, alla consegna dei prigionieri, dei quali rispondeva personalmente. Nel corso di una colluttazione, viene ucciso da una scarica di mitra, assieme al capitano De Felice e al soldato Mastroippolito. Altri soldati restano feriti. Approfittando della confusione ingenerata, e favoriti dalle guardie, molti prigionieri si danno alla fuga, e si nascondono, protetti dalla popolazione nelle colline circostanti del Compitese. E’ una storia, una delle tante, dei soldati italiani.I tre militari pootevano fregarsene, se ne fregavano in molti, in moltissimi, forse in troppi: in quei momenti un intero regio Esercito con la Marina e l’Aeronautica era allo sbando più completo; ma gli ordini del colonnello Cione erano chiari: sorvegliare e custodire i prigionieri. Non consegnarli, né vederli partire per chissà dove, senza ulteriori ordini. Erano prigionieri affidati a lui, soldati nemici catturati, affidati alla sua custodia e li difese fino all’ultimo, fino al prezzo della vita. E’ una storia di guerra poco conosciuta, passata nell’oblio. Del resto, si sa, si preferisce ricordare altri episodi, siano essi legati ai martiri, ai partigiani o agli sfollati.

Eppure questa tragedia del Campo 60 assume un valore di eroismo eccezionale! Il sacrificio di chi si oppone e difende addirittura i suoi "nemici", i prigionieri inglesi, che in quel momento sono inermi, affidati alla custodia e responsabilità degli italiani, i quali obbedendo alle leggi di guerra, alla legge dell’onore militare, e alla legge morale, li difendono fino alla morte. Che purtroppo arriva impietosa. Poi l’oblio. Ogni tanto qualche "progetto", il recupero della Memoria, i Luoghi della Memoria, il Percorso della Memoria, i Viali della Memoria. Una proposta di affidare la cura del cippo agli studenti della locale scuola, è naufragata miseramente, l’amministrazione comunale nella locandina degli eventi di quest’anno ha persino "dimenticato" di inserire questo episodio. "Onori" signor colonnello Cione, onore a Lei e ai suoi uomini, al capitano De Felice al soldato Mastroippolito, per aver adempiuto fino all’ultimo al loro dovere e mantenuto alto l’onore del soldato Italiano. Non era cosa da poco, né facile.

Quest’anno un gruppo di paracadutisti d’Italia della Sezione AnpdI di Lucca ha provveduto alla pulizia del cippo commemorativo e alla posa di un mazzo di fiori, per far sì che il sacrificio e l’onore dei tre soldati italiani rimanga nella nostra Memoria condivisa e non si disperda nel tempo. Ringrazio di cuore il professor Cipollini, presidente Anpi di Pietrasanta, per aver condiviso queste informazioni e i documenti storici.

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