I nodi dell’accoglienza “Il flusso è cambiato. C’è bisogno di edifici per ospitare famiglie“

Parla il direttore della Caritas di Lucca, don Simone Giuli “Non si può più ragionare soltanto in termini emergenziali. Oggi il fenomeno è diverso, vanno prese decisioni strutturali“.

I nodi dell’accoglienza “Il flusso è cambiato. C’è bisogno di edifici per ospitare famiglie“
I nodi dell’accoglienza “Il flusso è cambiato. C’è bisogno di edifici per ospitare famiglie“

Quella dell’accoglienza dei migranti non può più essere considerata un’emergenza. Lo dice la cronicità del fenomeno e sono i numeri a parlare da soli: gli sbarchi sono aumentati rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Per di più, anche la parte remunerativa non è certamente incoraggiante. Morale, gli alloggi singoli o collettivi anche sul territorio della lucchesia, scarseggiano.

La necessità di indire costantemente nuovi bandi da parte della prefettura, naturalmente su undicazione del Viminale, è la prova del disagio. Un’emergenza che si somma alla necessità impellente – di natura pratica ma soprattutto umanitaria – di dare una collocazione dignitosa a queste persone. Come sottolineano alcuni operatori che si occupano di accoglienza, questa è mutata in virtù del fatto che mentre fino a un po’ di tempo fa occorreva dare alloggio a singole persone, oggi all’inasprimento delle condizioni geopolitiche, le condizioni sono cambiate perché spesso capita di dover accogliere intere famiglie. Che non si tratti di un’opinione ma di una incontrovertibile realtà, lo conferma è il direttore della Caritas di Lucca don Simone Giuli.

"La questione di reperire alloggi – afferma – purtroppo trova conferma; non è più possibile, parlo a livello nazionale, affrontare la questione degli alloggi come se fossimo ancora in una fase emergenziale: non è così, ilfenomeno è cambiato quindi c’è urgente bisogno che a livello centrale si lavori per dare vita a un sistema stabile; nella nostra realtà – prosegue il responsabile della Caritas di Lucca – cerchiamo di fare il possibile grazie alla collaborazione con numerosi attori che fanno parte del sistema dell’accoglienza ma a volte le canoniche disponibili sono occupate, sempre per impegni di natura sociale e per progetti avviati".

Naturalmente, sul fronte del reperimento dei locali e principalmente per le abitazioni singole, c’è un altro ostacolo di natura economica: "Ormai – prosegue don Simone – si preferisce affittare le case per scopi turistici, con risultati senza dubbio maggiormente remunerativi ed è per questo che occorre cambiare strategia. C’è bisogno, per esempio, di nuove tipologie di edifici in grado di accogliere le famiglie, un fenomeno che sta crescendo e, voglio ribadirlo, occorre impostare il ragionamento uscendo dalla logica dell’emergenza. L’emergenza l’abbiamo già vissuta, oggi dobbiamo prendere decisioni strutturali: la Caritas c’è, noi facciamo e continueremo a fare sempre la nostra parte ma serve una nuova impostazione per l’accoglienza".

Sul nostro territorio, ormai, si contano centinaia di migranti e altri arrivi sono imminenti: con gli attuali bandi che prevedono cifre per gli operatori economici non certo esaltanti, difficile immaginare che possano spalancarsi le porte.

Maurizio Guccione