«Grazie per Vania». I familiari commossi dall’affetto

Una 'lettera' aperta alla città dopo i funerali

Un momento del funerale di Vania Vannucchi

Un momento del funerale di Vania Vannucchi

Lucca, 8 agosto 2016 - La grande solidarietà espressa dall’intera città e il dolore dimostrato da tutti per l’omicidio di Vania Vannucchi hanno commosso la famiglia della donna, che adesso vuole ringraziare Lucca per la grande partecipazione e l’affetto dimostrato ad ogni livello. Sia la mamma di Vania, Giovanna, che il papà Alvaro, unitamente ai due figli di Vania ed al loro papà Andrea, desiderano ringraziare sentitamente tutti coloro che si sono stretti a loro durante tutti questi giorni di grande dolore. Un ringraziamento particolare alle tantissime persone che hanno partecipato sia alle esequie a San Marco che alla manifestazione di solidarietà sulle Mura urbane, in memoria di Vania.

«Sarebbe per noi impossibile ringraziare uno ad uno tutti coloro che hanno partecipato a questo immenso dolore – scrivono i familiari di Vania -. Un dolore incommensurabile, il nostro, che nel giorno in cui abbiamo detto addio alla nostra amata Vania, abbiamo potuto condividere con migliaia di persone. Siete stati davvero tanti, e avete saputo dimostrarci tanto calore, amore, amicizia e vicinanza a Vania e a noi tutti».

«In tanti – sottolineano i familiari della povera donna – avete ricordato il nostro angelo, prima con la manifestazione organizzata sulle Mura urbane della città, con il lancio di decine di palloncini bianchi e rossi. Poi ci avete abbracciato e accompagnato nell’ultimo saluto alla nostra amatissima, alla chiesa di San Marco, dove Lucca ha davvero saputo dimostrare la sua vicinanza a tutti noi. Vi abbracciamo tutti, virtualmente, dai cittadini, alle istituzioni presenti, dagli amici, ai colleghi di Vania e ai nostri. Chiunque legga queste righe faccia proprio il nostro grazie e lo trasmetta ad altri ancora. Non riusciremo mai a farlo personalmente ad ognuno di voi, perciò lo facciamo così. Grazie di cuore a tutti. Con la speranza che nessun’altra famiglia debba passare quello che abbiamo passato noi».