"Gli incendi vanno spenti attraverso la prevenzione"

Parenti ha coordinato i volontari e vigili del fuoco nelle operazioni di spegnimento "La notte è stato il momento più difficile, e la priorità era proteggere le case"

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di Martina Del Chicca

"Questi incendi non vanno spenti dopo. Ma prima; prima che divampino. Con una buona manutenzione dei boschi e dei terreni: la strada della prevenzione è l’unica da percorrere per proteggere il territorio e le persone che lo abitano". Dal Centro operativo allestito in piazza del mercato a Massarosa Michele Parenti, uno dei direttori generali dell’Antincendio boschivo della Protezione Civile che ha seguito e coordinato le operazioni di spegnimento del maxirogo dopo giorni di lotta estenuante, tira il fiato. Fissa il monitor che mostra in diretta, anche grazie al supporto dei video forniti da droni, tutta la collina annerita che abbraccia Fiabbialla "l’ultime zone che restano da controllare (a ieri mattina) – le indica col dito – sono quello verso Montigiano, Piazzano, Gualdo". Il peggio è passato, anche se il peggio potrebbe ripresentarsi in qualunque momento. "Boschi e uliveti ben curati permettono, anche in caso di rogo, un maggior controllo. Altrimenti si immagini di spegnere il fuoco di un caminetto con un cucchiaino..."

Nella sua carriera si era mai trovato di fronte a un muro di fuoco come quello che è avanzato da Massarosa verso Camaiore, e poi Lucca?

"Nel 2019 ho partecipato alle operazioni sul Monte Pisano, che colpì quasi 1.500 ettari di bosco. Un incendio complicato, per la natura dei luoghi, ma dove non c’erano centri abitati. Qui invece ogni stazione attraversata dalle fiamme ha incontrato un borgo, abbiamo lavorato per proteggere tutte le case e le imprese accompagnando il fuoco in altre direzioni".

Come si prevedono le mosse del fuoco?

Noi utilizziamo il sistema messo a punto dalla Regione Toscana attraverso le condizioni climatiche passate, presenti e future. Valutiamo il livello di siccità, quindi l’ultima pioggia, i venti, il grado di umidità dell’aria. Questi tre parametri ci consentono di stabilire con precisione che strada prenderanno le fiamme, e forniscono anche un indice del rischio. Nel caso di Massarosa estremo, dunque il più alto".

Qual è stato il momento più difficile?

"Sicuramente la fase successiva a quella iniziale, quindi tutta la giornata di martedì. Per il comportamento convettivo, per la quantità di materiale combustibile presente nell’area interessata. E poi la notte, quando i canadair sono dovuti rientrare e l’unico modo che avevamo per fermare l’avanzata del fronte del fuoco era respingerlo da terra".

Quindi voi, da questo van, indirizzavate le squadre di vigili del fuoco e volontari dell’anticendio nelle zone rosse?

"Esattamente. Oltre al direttore generale, come me a rotazione altri due, per ogni turno sono stati impegnati tre assistenti dell’Aib nelle zone di riferimento per coordinare dal posto gli interventi. Si tratta di una macchina complessa che non lascia niente al caso, che si avvale di professionisti formati per gli incendi boschivi".