MAURIZIO MATTEO GUCCIONE
Cronaca

Ginevra Di Marco: “Il mio tempo profondo“

L’artista si esibirà domenica in San Francesco insieme a Franco Arminio, accompagnati da Franco Magnelli e Andrea Salvadori

L’artista si esibirà domenica in San Francesco insieme a Franco Arminio, accompagnati da Franco Magnelli e Andrea Salvadori

L’artista si esibirà domenica in San Francesco insieme a Franco Arminio, accompagnati da Franco Magnelli e Andrea Salvadori

Domenica alle 21 nella chiesa di San Francesco, la rassegna “Canone in verso” propone al pubblico lo spettacolo “E’ stato un tempo il mondo”, titolo ispirato da una canzone del CSI, il Consorzio suonatori indipendenti, con la partecipazione di Ginevra Di Marco e Franco Arminio. L’iniziativa rientra nella rassegna culturale offerta dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca. Ginevra Di Marco propone il suo bagaglio artistico dove le canzoni rappresentano, per impegno e interesse, la musica popolare e folk, con testi sociali e civili che si interfacceranno con la poesia di Franco Arminio. Ad accompagnarli sul palco Franco Magnelli (pianoforte, “magnellofoni”) e Andrea Salvadori (chitarre, tzouras, elettronica). A Ginevra Di Marco abbiamo chiesto di raccontare il significato dello spettacolo, a partire dal titolo di per sé evocativo.

“È stato un tempo il mondo“. Ma quale tempo e quale mondo?

"È stato un tempo diverso da quello attuale, ormai noi adulti ci sentiamo dinosauri in cima alla montagna che guardano la vallata dinanzi; attraverso le canzoni cerchiamo di tracciare un universo emotivo e di osservazione dei nostri tempi anche per intraprendere una svolta possibile".

La canzone popolare, insieme alla poesia, ci tramanda la memoria, che cosa raccogliamo da tutto questo?

"È il tema centrale della mia vita artistica, avere un buon bagaglio culturale per l’Italia che è stata come per altri paesi, serve a costruire la capacità critica; dobbiamo opporci a chi nutre l’ignoranza e la cavalca, occorre riappropriarci della conoscenza".

Sembra che il tempo sia quello dell’ora e subito, forse avremmo bisogno di maggiore silenzio per riflettere?

"Esatto, lo spettacolo affronta anche questo tema, la grande pressione che viviamo fatta di comunicazione e di social è abbastanza faticosa ma c’è l’idea di ritornare a essere sensibili alla sacralità del silenzio e dei luoghi abbandonati, così come alla bellezza che ci circonda e che la vita frenetica non ci fa più vedere. Con Franco Arminio abbiamo un’adiacenza di pensieri e sensibilità che ci siamo trovati fra le mani in maniera naturale, in uno spettacolo che vuole essere profondo e leggero insieme".

Lei è protagonista di un canto che affonda le radici nei testi civili e sociali: che cosa rimane oggi di questa narrazione?

"Riusciamo ancora a trarne verità e consapevolezza perché in realtà tante cose non sono mai cambiate; ma i canti di lotta e di denuncia non li fa più nessuno, i cantautori parlano di sé stessi e non scorgo una visione profonda; vengo da una storia in cui la canzone sapeva guardare il mondo, penso a Giovanni Lindo Ferretti che ha predetto cose accadute 25 anni dopo, quindi è importante riconnetterci alla canzone popolare".

Se una canzone avesse il potere di invertire la rotta di un mondo intriso di guerre e indifferenza, quale suggerirebbe?

"Se potessi proporrei una canzone che farà parte del mio nuovo disco “Kaleidoscope” che uscirà a giugno e si intitola “Auguri”, un brano dolcemente rivoltoso, uno slancio utile a costruire parole ancora non usate pensando che il mondo può prendere una piega diversa".

E i giovani?

"I giovani ascoltano ciò che vogliono ed è giusto, ma dobbiamo offrire loro un’alternativa e magari, quando meno te lo aspetti, esce fuori l’interesse. Mio figlio si è laureato da poco e ha chiesto come regalo un giradischi, non un nuovo modello di telefonino". Ingresso gratuito, prenotazione su www.fondazionecarilucca.it