Francesco, il giovane arbitro e volontario morto a 18 anni. Paese sconvolto

Deceduto nello scontro in moto. "Un ragazzo impegnato e che amava la vita". Il ricordo del presidente Aia, Ruffo

La scena dell'incidente e nel riquadro la vittima

La scena dell'incidente e nel riquadro la vittima

Lucca, 18 ottobre 2019 - La morte di Francesco Tontini, il diciottenne che ha perso la vita giovedì sera in un incidente strdaale a Fornaci di Barga, ha sconvolto più di un paese. La scomparsa di un ragazzo così giovane è sempre una tragedia, ma nel caso di Francesco il cuore si stringe ancor di più perché si trattava di un ragazzo pieno di amore per la vita e di impegno sociale. Faceva l'arbitro di calcio, era volontario della Misericordia. Un ragazzo ben lontano dallo stereotipo del giovane "con la zucca vuota" che pensa solo a divertirsi: Francesco era speciale.

Il lungo ricordo pubblicato a caldo dalla sezione arbitrale “Mario Gianni” di Lucca rende l'idea.

Lo riportiamo integralmente: lo ha scritto il presidente Antonio Ruffo. “Stasera è morto un nostro ragazzo, Francesco Tontini, aveva solo 18 anni, stava divertendosi come tutti i ragazzi della sua età, stava divertendosi così come quando andava ad arbitrare, e su una strada in sella al suo motorino, ha perso la vita. Era un po’ che non lo vedevo, se lo avessi incontrato probabilmente lo avrei salutato come saluto tutti i ragazzi di questa sezione, con affetto, con tanto affetto… Quello che mi fa sentire il loro secondo padre, che gioisce per i loro traguardi, che si addolora per la loro perdita. La morte di un ragazzo lascia inebetiti, increduli. Il primo pensiero è per lui, per l’interruzione del suo progetto di vita, poi per i suoi genitori, per lo sforzo che dovranno fare per sopravvivere e poi per tutti noi, che meno vicini siamo comunque partecipi, perché la morte di un giovane colpisce tutta la comunità, ognuno viene toccato nell’affetto, nel senso di impotenza, nel dolore in quanto umani in grado di entrare in sintonia con il dolore altrui, e ci spinge a riflettere, a interrogarci, a ricercare un senso nella perdita. Una vita che si spegne troppo presto toglie un po’ di futuro e di fiducia a tutti"

"Magari aiutare, rendersi utili, può alleviare la pena, può essere una strada per superare il sentimento di impotenza che in certi momenti sovrasta ogni cosa - continua Ruffo -  Magari dire qualcosa in un post, come facciamo sempre, noi arbitri, uniti, sempre pronti a darci una mano. Ho sempre sperimentato di persona che il lutto ha le sue fasi: la prima è di torpore e stordimento, poi piano piano si realizza la perdita, si cerca la persona perduta nei luoghi che frequentava, nei propri pensieri, nelle proprie percezioni, ci si arrabbia con lei per essersene andata, poi arriva la disperazione, quando ormai è chiaro che non tornerà. Infine si riprende la vita di prima, forse. Ma noi tutti, arbitri, amici, fratelli, alzeremo le spalle, con il dolore dentro ma nel ricordo di tutti quelli che ci hanno lasciato… il dolore nel cuore e la forza di andare avanti nel loro ricordo. Ciao Francesco, un bacio e un abbraccio da tutti noi”.