
Alla promulgazione della legge 180 del 1978 – passata alla storia come Basaglia – quello di Maggiano risultava il più antico manicomio italiano. Occorsero però ancora ventuno anni – in realtà – per la chiusura definitiva della struttura. Una chiusura che nemmeno uno dei personaggi cardine dell’ospedale psichiatrico lucchese in cui lavorò per oltre quarant’anni – Mario Tobino (foto in alto a destra) – riuscì a vedere, poiché si spense l’11 dicembre del 1991. In realtà già dal febbraio del 1980 si chiuse l’esperienza di Tobino come medico di manicomio a Maggiano, anche se gli venne concesso di continuare ad usare le stanze nelle quali aveva trascorso buona parte della sua vita di medico e di scrittore.
Dunque, dicevamo, la chiusura di una struttura – l’ex ospedale psichiatrico – che da decenni potremmo dire, più che da anni, è in cerca di una sua ricollocazione. Che, sfortunatamente, fino ad oggi, non riesce a trovare. Vuoi per le dimensioni enormi, vuoi per i costi ragionevolmente alti per un suo recupero. Anche se tutto ciò non può e non deve impedire il confronto e, perché no, una eventuale strategia futura.
Proprio in questo contesto si è inserito il convegno che si è svolto sabato 18 settembre dal titolo “I liberi spazi di Maggiano e le architetture manicomiali in Italia” promosso dalla professoressa Emanuela Sorbo dell’IUAV Università di Venezia , da Isabella Tobino presidente della Fondazione Mario Tobino e dall’architetto Marco Chiuso della Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio per le province di Lucca e Massa Carrara.
Un convegno che ha voluto porre l’accento sulla situazione dell’ex Manicomio di Fregionaia e sulla speranza di un suo possibile recupero per una sempre maggiore fruizione da un pubblico giovane e meno giovane per aprire una porta sul presente e sul futuro della salute mentale. Hanno portato i saluti istituzionali la Regione Toscana con l’assessora all’Istruzione Alessandra Nardini, l’Asl Toscana nord ovest con il dottor Luigi Rossi, la Soprintendente Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le Province di Lucca e Massa Carrara Angela Acordon, il sindaco di Lucca Alessandro Tambellini, per la Provincia di Lucca Iacopo Menchetti e il dottor Raffaele Domenici per la Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca.
Tutti, nei loro interventi, hanno puntualizzato l’importanza del Convegno che ha il pregio di ricondurre il recupero dell’ex manicomio di Maggiano all’interno di un discorso generale nazionale che ha avuto talvolta esiti positivi, talvolta più problematici, ma che è necessario comunque affrontare. Il bel progetto per dare nuova vita all’ex manicomio è stato presentato nel pomeriggio dall’architetto Piero Guicciardini dello studio Guicciardini & Magni di Firenze.
Un progetto ambizioso, ma al tempo stesso innovativo e tecnologico che tele-trasporta Mario Tobino e l’ex ospedale psichiatrico di Maggiano nel futuro. Secondo lo studio – non definitivo anche se dettagliatissimo e che chiaramente ha trovato il plauso e il consenso della Fondazione Tobino guidata dalla nipote del medico, Isabella – , si vuole riportare alla vita tutta la struttura storica del convento. Aprire dunque ad un percorso museale con tanto di biglietteria, caffetteria, luogo di accoglienza. Poi, mano a mano ecco che, se portato a termine, si aprirebbero al visitatore applicazioni multimediali, una specie di ologramma su vetro in cui appariranno Mario Tobino oppure le infermiere o ancora i malati che, con voce registrata da attori, racconteranno la vita e la storia del manicomio. E poi una sala convegni e una per la didattica per le scuole. Inoltre, per pensare davvero in grande, un ostello nella casa che fu dell’ex direttore Ghilarducci dal momento che l’immobile nacque proprio perché da quella zona passava la via Francigena.
Un progetto insomma corposo, come detto ambizioso, per ridare vita a Maggiano attraverso un museo, e che pur non togliendo nulla di quella patina storica che ha e deve mantenere l’ex ospedale psichiatrico, permetterebbe comunque di ridare vita a corridoi, stanze, chiostri attualmente abitati solo da polvere e ricordi. Un progetto per il quale è stato preventivato un costo di tre milioni di euro. Adesso, la sfida, è mettere in rete e creare un circolo virtuoso per intercettare i fondi e in futuro cercare di concretizzare così l’opera. Per far rivivere una struttura che ha fatto la storia della città già da quando era convento, e che a questo punto potrebbe farla, pur se con una diversa funzione, anche in futuro.
Cristiano Consorti