PAOLO PACINI
Cronaca

"Gridava: “Ora basta, l’ammazzo“". Testimonianze choc al processo

Ricostruito in Corte d’Assise l’omicidio di Maria Batista Ferreira, la 51enne accoltellata a morte dal marito. Ascoltati alcuni testimoni della tragedia. Il medico legale Pierotti: “Uno dei colpi ha preso polmone e cuore“.

Vittorio Pescaglini, 56 anni, sarà ascoltato in aula nella prossima udienza, fissata per. il 4 giugno

Vittorio Pescaglini, 56 anni, sarà ascoltato in aula nella prossima udienza, fissata per. il 4 giugno

"Era lì chino su quella povera donna già a terra e le sferrava colpi violenti. Ero accorsa in strada perché lei aveva gridato aiuto in modo disperato. Credevo che la picchiasse e gli ho urlato di smettere. Allora lui si è fermato e si è girato verso di me mostrando un grosso coltello insanguinato... Solo allora ho capito cosa era accaduto e sono fuggita, mentre le mie amiche chiamavano i soccorsi e i carabinieri...".

E’ quanto ha raccontato ieri, ancora visibilmente scossa, una 25enne testimone oculare del brutale femminicidio, nell’aula della Corte d’Assise dove è iniziato il processo nei confronti di Vittorio Pescaglini, l’operaio 56enne reo confesso dell’uccisione della moglie Maria Batista Ferreira, 51 anni, avvenuta il pomeriggio del 26 febbraio 2024 a Fornaci. L’imputato, accusato di omicidio volontario (con preordinazione e non con premeditazione...) è rimasto in silenzio mentre sfilavano vari testimoni dell’accusa davanti alla Corte d’Assise presieduta dalla dottoressa Nidia Genovese, giudice a latere il dottor Riccardo Nerucci, pubblico ministero la dottoressa Paola Rizzo.

Ascoltato anche il medico legale Stefano Pierotti che ha indicato la presenza sul corpo della povera Maria Batista Ferreira di 4 ferite al torace e alla coscia. "In particolare – ha spiegato Pierotti – una ferita è stata quella determinante: inferta sotto l’ascella, ha raggiunto polmone destro, cuore e polmone sinistro. Un colpo che potrebbe essere stato inferto anche quando la donna era già a terra. Ho riscontrato anche varie lesioni da difesa alle mani, perché lei ha tentato di afferrare la lama come gesto disperato... La morte è stata molto rapida".

Altre testimonianze hanno messo in luce la dinamica dell’assalto contro la donna attirata con una scusa fuori dall’hotel Gorizia di Fornaci in via Cesare Battisti. "Lui stesso dopo che lei giaceva a terra ha chiesto di chiamare i carabinieri – ha raccontato un’altra ragazza di Fornaci – e all’arrivo dei militari ripeteva: “non ne potevo più, non ne potevo più...”. Quando ho visto quel coltello mi sono spaventata anch’io. E’ stato terribile".

Significativa anche la testimonianza in aula della moglie di un amico stretto di Pescaglini, peraltro più volte redarguita dalla presidente Genovese sui rischi di una testimonianza reticente. Alla fine, dopo qualche titubanza, la donna ha raccontato che Vittorio Pescaglini era contrariato dalle richieste di soldi della moglie da cui era ormai separato di fatto da alcuni mesi. "Lei a volte gli diceva ok alla separazione legale, poi ci ripensava...". E qui arriva la conferma del movente del femminicidio.

Quel quel tragico giorno, mentre era passato da casa della testimone, Pescaglini si era infuriato dopo aver ricevuto un messaggio di Maria Batista. Quello in cui la moglie diceva di non voler più firmare l’accordo di separazione il giorno successivo. "Lui era fuori di sé e mi chiese un grosso coltello. Gli risposi di no, ma lui disse che tanto in macchina ne aveva uno e cominciò a urlare: “Ora basta l’ammazzo, l’ammazzo...”. Mio marito gli disse di stare calmo, ma lui non lo ascoltò e disse che intanto sarebbe andato a prendere il suo cane, perché ce ne occupassimo io e mio marito. E infatti ce lo portò... No, non avvisammo nessuno di quelle minacce...".

Il processo proseguirà il 4 giugno, con ulteriori testimoni, ma soprattutto con l’esame dell’imputato, difeso dall’avvocato Gianmarco Romanini, che ha annunciato l’intenzione di rispondere a tutte le domande. La sentenza dovrebbe poi arrivare entro luglio.