
Vittorio Pescaglini esce dall’aula dopo la sentenza che gli ha inflitto l’ergastolo
La Corte d’Assise ha condannato all’ergastolo Vittorio Pescaglini, il 56enne che il 26 febbraio 2024 a Fornaci di Barga uccise in strada con quattro coltellate la moglie 51enne Maria Batista Ferreira. La Corte (presidente Nidia Genovese, giudice Riccardo Nerucci) ha emesso la sentenza ieri alle 14.15 dopo un’ora di camera di consiglio, accogliendo in pieno le richieste del pm Paola Rizzo e configurando dunque il reato come femminicidio. I giudici hanno stabilito anche un risarcimento provvisionale di 80mila euro a ciascuno dei due figli che la donna aveva avuto da precedenti relazioni. Soldi “virtuali“, però, dato che Pescaglini in pratica non ha quasi alcuna risorsa economica.
Da parte sua l’avvocato difensore Gianmarco Romanini, dopo aver ripercorso gli oltre 20 anni di relazione della coppia, aveva chiesto una condanna meno pesante, con attenuanti generiche prevalenti o equivalenti alle aggravanti, appellandosi ai disturbi della personalità e al vizio parziale di mente dell’imputato e indicando anche una possibile riqualificazione del reato che escludesse l’ipotesi più grave del femminicidio.
Anche Vittorio Pescaglini ieri ha preso la parola in aula solo per ripetere la sua versione sull’atroce delitto: “Chiedo ancora perdono a tutti e a Dio, lo so che ho sbagliato... ma l’amavo. L’ho sempre aiutata, ho sempre cercato di sostenerla anche economicamente, persino quando era andata via di casa. E quell’accordo di separazione che dovevamo firmare io non sapevo bene neppure cosa contenesse...“. L’uomo rimane ora agli arresti domiciliari con braccialetto elettronico, mentre la difesa proporrà sicuramente appello contro la sentenza di primo grado.
Alla base della sentenza che gli ha inflitto il massimo della pena c’è la configurazione del reato come femminicidio, un delitto volontario preordinato, sebbene non premeditato. Come ha sottolineato il pm Paola Rizzo nella sua requisitoria in cui ha chiesto appunto l’ergastolo, “non è possibile concedere le attenuanti generiche a Pescaglini, che non ha compiuto alcun gesto risarcitorio verso i familiari della vittima, né mostrato alcun pentimento reale per l’omicidio commesso“. Non può essere ritenuto un delitto premeditato, invece, perché il lasso temporale fra il messaggio in cui Maria gli comunicava che aveva cambiato idea sulla separazione e l’omicidio stesso è di appena un’ora. Ma la volontà omicida era quella. Tanto che Pescaglini prima chiede un coltello alla coppia di amici che erano con lui e poi va a prendere quello da caccia che teneva in macchina, un’arma micidiale che non ha lasciato scampo alla povera donna.
Il motivo scatenante della furia omicida era stato appunto quel messaggio ricevuto alle 16,30 del 26 febbraio 2024. Maria non voleva più firmare la separazione legale, prevista in Comune per il giorno successivo, temendo di restare senza casa e senza un minimo sostegno economico. Bastò quello a far esplodere la rabbia e ad armare la sua mano: lui sapeva che lei aveva un’altra relazione ed era fuori di sé. La convinse a incontrarlo fuori dell’albergo di Fornaci dove lei alloggiava con la promessa di portarle dei soldi. Ma quando la moglie scese in strada, lui saltò giù dall’auto e le si avventò contro con il coltello da caccia, non lasciandole scampo. Poi fu lui stesso a chiamare i carabinieri e a farsi arrestare.