REDAZIONE LUCCA

"È tutto vero e confermato dalle carte della famiglia"

Enrico Caruso, omonimo e discendente del tenore spiega perché non ci sono dubbi sull’incontro

“Irascibile come il Maestro Puccini, non v’è dubbio, ma anche complice e birichino come l’autore de La Bohème”. A parlare del trisavolo, il Re dei tenori Enrico Caruso, è esattamente l’altro Enrico Caruso, trisnipote della celeberrima voce. Distinto, cortese e orgoglioso di cotanta storia, Enrico Caruso oggi vive a Viareggio – una terra che dunque continua a unire nel nome di Puccini – ma non ha intrapreso le orme del suo avo. Suona, sì, il pianoforte, ma non esercita la lirica. Ed è lui che, al nostro giornale, conferma le voci, gli aneddoti, finanche la presenza di carteggi custoditi nell’archivio di famiglia – egli ci parla di un caveau – dal cui materiale emerge che i rapporti tra Caruso e il Maestro Giacomo Puccini ebbero ragione di esistere. “Confermo che tra il mio trisavolo e Puccini vi fu un rapporto assiduo; così come, indubbiamente, fu proprio la compagna Ada Giachetti, soprano, a spingerlo verso la dimora pucciniana di Torre del Lago, nell’estate del 1897: lei rappresentò la vera e propria longa manus del tenore: aveva tutte le carte in regola, proveniva da un ceto sociale ben più elevato del suo amato e sapeva comportarsi di conseguenza”.

Così come riguardo alla veridicità della frase stupita Ma chi sei, Dio? che il Maestro di Torre del Lago avrebbe pronunciato ammirevolmente nei confronti del grande tenore, il nostro Enrico Caruso naturalmente parla anche “di testimonianze diffuse attraverso i racconti orali, pertanto qualcosa potrebbe anche essere stato aggiunto o travisato come capita quando si riferisce a memoria. Ma non più di tanto – secondo il trisavolo – di quanto sta nelle ricostruzioni legittime, tramandate negli anni”.

Tuttavia, sarebbe proprio la corrispondenza gelosamente custodita, a fugare ogni dubbio acclarando così una verità che, a tratti, sembra perdersi nelle nebbie della costa versiliese.

“Dai documenti – prosegue oggi Enrico Caruso – si palesa anche la frequentazione tra i due; un’amicizia vivace, caratterizzata dalle peculiarità proprie dei due personaggi, dove gli scambi, a volte piccanti, mettevano in luce l’atmosfera di quel preciso momento storico, complice l’ambiente di quegli anni della lirica, il suo splendore; da ciò che è a mia conoscenza – conclude Enrico Caruso – è cosa nota che il Maestro Puccini si recasse a Lastra a Signa a trovare il tenore Caruso e comunque, i due, se la intendevano: birichini entrambi, vivaci e sempre pronti...a non perdere l’occasione”. La chiacchierata con Caruso finisce qui: ma lui frena, prima dei saluti, e aggiunge un particolare curioso: “Per rispondere alla sua telefonata – afferma a chi scrive – trovandomi in un deposito edile e mi sono trovato, stupito e incredulo, di fronte a un busto in terracotta che rappresenta il mio trisavolo: le assicuro che è stata un’emozione unica, un tuffo al cuore”.

Maurizio Guccione