"Donazioni anche da fuori regione per il museo"

Dall’apertura della nuova sede la Pugilistica Lucchese sta ricevendo numerosi contatti e materiale legato alla boxe che viene catalogato

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L’inaugurazione di una sede stabile e funzionale è stato il primo passo, il resto molto lo ha fatto il passaparola. E così da quando la Pugilistica Lucchese ha trovato finalmente la sua nuova casa in un immobile dell’ex ospedale Campo di Marte a inizio gennaio, ha ricevuto un boom di contatti e donazioni per il museo della boxe toscana. Alcuni oggetti arrivano perfino da fuori regione. Di cosa si tratta? Di manifesti, gagliardetti, libri, fotografie, di tutto un po’. "Quel tutto un po’" che però è fondamentale per non perdere la memoria di tantissimi pugili che hanno calcato il ring e che rischierebbero altrrimenti di essere poi dimenticati.

Ad occuparsi della raccolta e catalogazione spicca forse tra tutti una delle colonne portanti della Pugilistica Lucchese: Maurizio Barsotti che ci spiega dunque nello specifico cosa avviene. "Sì - conferma Barsotti - il soppalco che abbiamo realizzato misura circa 100 metri quadrati. Abbiamo molte scaffalature anche se altre invece non si prestano, così in parte le ho acquistate io e poi siamo dietro agli annunci".

Insomma, aperta da poco la nuova sede e il museo, e già questo successo?

"E’ un’iniziativa che sta riscuotendo successo sì, ho già diverse spedizioni in arrivo anche da fuori regione. Chi mi regala un libro, chi una foto, chi un gagliardetto, un manifesto o magari oggetti più personali di pugili del passato".

Qual è il vostro intento?

"L’intento è di lasciare qualcosa anche a chi verrà dopo perché pian piano si sta perdendo la memoria di tante figure anche minori. Dei grandi campioni una traccia la trovi anche su Internet, ma degli altri, quando si perde la memoria, è difficile poi tornare indietro. Abbiamo avuto questa idea e pare che la cosa sia riuscita. Io personalmente saranno 30 anni che metto da parte le cose che riguardano il pugilato e con Giulio Monselesan avevamo sempre avuto l’idea di trovare uno spazio adeguato che ora abbiamo trovato".

Prima era impensabile?

"Al Pertini siamo arrivati nel 2015, ma non potevamo allestirlo lì chiaramente. Abbiamo cercato una sede sul mercato e i prezzi erano impossibili per un’attività popolare come la nostra. E allora abbiamo aspettato e aspettato fino a che non è arrivata questa occasione del Campo di Marte. C’è il parcheggio esterno, c’è la palestra, ci sono gli spogliatoi. Alla fine era un capannone inutilizzato che probabilmente con il tempo rischiava di andare in malora. Pensiamo alla Bacchettoni, alla palestra di San Lorenzo a Vaccoli. Speriamo che quello che abbiamo fatto noi possa essere ripetuto con altri spazi inutilizzati da parte dell’amministrazione che certamente ci deve mettere un po’ di coraggio".

Cristiano Consorti