Disastro in Sierra Leone, la testimonianza: "Ho visto corpi in strada"

Giacomo Mencari, 39enne di Lucca, lavora a Freetown per una Ong italiana

Giacomo Mencari

Giacomo Mencari

Freetown (Sierra Leone), 15 agosto 2017 - Le stime parlano di seimila senzatetto a Freetown, nel quartiere della capitale della Sierra Leone che è stato spazzato via dal crollo della collina che domina la città per una violenta alluvione. Oltre 300 i morti, molti bambini (il bilancio è di 312, ma destinato a salire, mentre si scava ancora e si estraggono persone ancora vive dal fango e dalle macerie secondo quanto riporta l'Unicef).

L'acqua e il fango hanno travolto le persone mentre stavano dormendo ed è anche per questo che si scava tra le macerie: molti infatti erano al chiuso quando è arrivato il disastro.

Fra le testimonianze dirette c'è quella di Giacomo Mencari, 39 anni, di Lucca, che si trova a Freetown da novembre per conto di Coopi, Ong italiana con base a Milano che si occupa di cooperazione internazionale.

Qual è la situazione a Freetown?

"Siamo nella stagione delle piogge, quindi le precipitazioni sono molto intense ed estremamente concentrate. L'alluvione ha colpito un'area circoscritta della capitale, che conta 2 milioni di abitanti, ma con molta violenza. Stamani, andando in ufficio, ho visto tre corpi senza vita per la strada".

Si parla di colpa grave dell'uomo per questo disastro.

"La città è circondata da colline ripide, che sono state disboscate. Inoltre la cementificazione è stata intensa. Con questa pioggia intensa, ma nemmeno troppo, l'acqua è scivolata giù: c'è stata una frana su un costone che è molto ben visibile dalla città. A valle c'è un torrente, che di solito è poco più di un fosso in secca, ma in queste ore è diventato enorme".

Avete avuto contatti con le autorità italiane?

"Sì, con il console, al quale abbiamo comunicato che stiamo tutti bene".

E con le autorità locali?

"Partecipiamo al desk di emergenza che è stato costituito. Durante l'ultima riunione è stata fatta una stima di almeno 300 morti e oltre 5mila sfollati. Tra le prime cose da organizzare ci sono gli accampamenti e la distribuzione di cibo".

E sul fronte sanitario?

"Adesso c'è il sole, fa molto caldo e quest'acqua stagnante preoccupa. Si temono soprattutto possibili episodi di malaria e colera".

Di cosa vi occupate in Sierra Leone?

"Io sono qui come capo missione. Abbiamo tre progetti in corso, rivolti all'agricoltura, alla sicurezza alimentare e alle energie rinnovabili e alle adozioni internazionali".