Da quando è stata introdotta, si è estesa a macchia d’olio… anzi di caffè. Da fine Settecento iniziò a introdursi in città la moda del caffè, una bevanda aristocratica, da consumarsi quasi esclusivamente nei primi locali che nacquero appositamente, finendo con il diventare un apprezzato diversivo e punto di incontro per intellettuali. Fino ad allora erano le osterie, sorte spesso in luoghi di fortuna, a farla da padrone con la mescita del vino che aveva i suoi tanti “degustatori“ a prezzi più a buon mercato.
Il caffè, invece, “richiese“ un ambiente all’altezza, locali più sfarzosi, ariosi, dove i suoi avventori potessero sedersi e conversare in tranquillità. Caffè divenne subito sinonimo di piacere e di cultura, ottenendo un gran successo e proliferando in città, lungo soprattutto due direttrici. Iniziò il Pucci in piazza S.Giusto con il suo storico Caffè omonimo. Poi il “contagio“ colpì e si estese ai luoghi più frequentati della città. Lungo via Nazionale, oggi via Veneto, all’incrocio con via Vittorio Emanuele, si trovava il Caffè Savoia, luogo d’incontro dei tifosi e giocatori della Lucchese che divenne il ritrovo degli sportivi per eccellenza con le sue sale da biliardo.
Poco più avanti, di fronte a Palazzo Pretorio, ebbe una discreta fortuna, il Caffè Juon dopo che Giorgio Juon ebbe rilevato l’ormai decadente Caffè della Loggia per aprirvi un locale dedito alla coltura delle arti, in cui ospitò anche la prima sede del CAI, il Club Alpino Italiano, di Lucca. Lungo la stessa direttrice, ma nell’esclusiva Passeggiata lucchese, fin dal 1840, fu aperto sulle Mura, il Caffè delle Mura nella sua prima veste, e che a distanza di 45 anni dovette essere “smontato“ e ricostruito più indietro, verso gli spalti per lasciare spazio alla nascente piazza antistante e al futuro monumento dedicato al re Vittorio Emanuele II. In generale, si trattava di Caffè di stampo risorgimentale dove, insieme ad una calda tazza di caffè e al fumo del tabacco, si respirava l’aria liberale e dotta degli artisti e letterati lucchesi che amavano ritrovarsi e conversare.
Stava nascendo una nuova generazione di intellettuali che uscivano dai salotti privati delle case aristocratiche per ritrovarsi in più piacevoli luoghi di incontro come i Caffè. L’altro asse lungo il quale nacquero altri importanti locali fu, inevitabilmente, via Fillungo, a cominciare dal punto d’incontro con via Roma, al Canto d’Arco, dove sorse il Caffè della Concordia, che li metteva d’accordo tutti. Di “Buon Gusto“ si parlava nei pressi della Torre delle Ore, un ritrovo di liberali mentre ancora più sfarzoso ed esclusivo divenne la Loggia dei Mercanti proprio al punto d’incontro con via Buia in quello che fu il cuore pulsante del commercio lucchese.
Ma il locale che seppe distinguersi da tutti gli altri fu il Caffè Carluccio, già nella versione di Carlo Caselli, ma a cui il figlio Alfredo seppe dare un tocco nobile e artistico, facendolo diventare il cenacolo di letterati, musicisti e artisti, dove furono scritte importanti pagine di storia contemporanea della nostra città. Peccato che oggi sotto le insegne del “Fu Caffè Di Simo“ non sia stato ancora possibile recuperarlo e restituirlo ad una seconda vita.